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lunedì 14 ottobre 2024
 
 
 
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Notizie importanti

L’ambasciatore rappresentante permanente del Marocco presso l’ONU, Omar Hilale, ha ricostruito, mercoledì davanti ai membri della quarta Commissione dell’Assemblea generale dell’ONU, le sette menzogne fondatrici dell’agenda separatista dell’Algeria riguardo al Sahara marocchino.


"60 anni fa, quasi giorno per giorno, e in questo stesso edificio, nel 1963, il Marocco chiese che la questione di quello che all’epoca si chiamava il Sahara spagnolo fosse iscritta nell’agenda del Comitato speciale per la decolonizzazione, per recuperare definitivamente le sue province sahariane", ha ricordato subito Hilale.

Esso ha rilevato che tale rivendicazione è stata confortata dalla prima risoluzione del C24 dell’ottobre 1964, seguita da quella dell’Assemblea generale, adottata nel dicembre 1965, che chiedeva alla Spagna di adottare misure immediate per la decolonizzazione del "Sahara spagnolo" e dell’enclave a schiera di Ifni, e ciò attraverso il negoziato con il Marocco.

"Grazie al negoziato promosso da queste risoluzioni, Ifni ha reintegrato la Madre Patria nel 1969, mentre la decolonizzazione del Sahara si è conclusa nel 1975, con il memorabile ritorno di questo territorio alla Madre Patria, il Marocco, e ciò grazie alla storica Marcia Verde del 6 novembre 1975 e all’Accordo di Madrid del 14 novembre dello stesso anno", ha indicato l’ambasciatore, osservando che tale accordo è stato depositato presso il Segretario generale e successivamente ratificato dall’Assemblea generale nella sua risoluzione 3458B del 10 dicembre 1975.

Hilale ha osservato che "la storia delle Nazioni Unite nel Sahara marocchino si sarebbe potuta fermare lì. Ma è stato senza le avversità dell’Algeria che ha creato, ospitato, armato e finanziato il gruppo separatista armato +polisario+", affermando che nella sua promozione internazionale del suo proxy, questo paese vicino ha eccelso in quello che il filosofo greco Socrate ha definito, 25 secoli prima, un mito fondatore della postura.

L’ambasciatore ha poi affrontato le sette menzogne fondatrici dell’agenda separatista dell’Algeria nel Sahara marocchino, nonché la valanga di falsificazioni storiche e il flusso di distorsioni del diritto internazionale stigmatizzati dal rappresentante dell’Algeria nel suo discorso dinanzi alla Commissione.

Per quanto riguarda la prima menzogna secondo cui l’Algeria difende il diritto all’autodeterminazione, il diplomatico ha sottolineato che tale principio è solo un paravento di cui questo paese si serve per realizzare i propri obiettivi egemonici.
"L’Algeria strumentalizza questo principio esclusivamente per il Sahara marocchino. È l’unica questione che essa evoca, da anni, senza osare dire una sola parola sulle altre questioni esaminate da tale Commissione", ha osservato.

Esso ha ricordato che l’Algeria ha ignorato tale principio sottoponendo, tramite il suo ex presidente Abdelaziz Bouteflika, il 2 novembre 2001, a Houston, all’inviato personale dell’allora SG, James Baker, una proposta di divisione del territorio del Sahara, come risulta dalla relazione del Segretario generale S/2002/178 del 19 febbraio 2002, paragrafo 2.

Anzi, l’ex ambasciatore algerino Abdellah Baali ha inviato, il 22 luglio 2002, una lettera più esplicita al presidente del Consiglio di sicurezza nella quale afferma che l’Algeria resta disposta a esaminare la proposta concernente una possibile divisione del territorio del "Sahara occidentale", ha ricordato ancora Hilale, aggiungendo che il Marocco aveva immediatamente e categoricamente respinto tale posizione.

Esso ha altresì rilevato che "l’Algeria ha messo il principio dell’autodeterminazione sotto il tappeto con la proclamazione, ad Algeri, di una repubblica fantoccio. Ciò è contrario al principio stesso dell’autodeterminazione".

"L'Algeria nega questo principio a un popolo che lo rivendica molto prima della creazione dello Stato algerino nel 1962. Si tratta del valoroso popolo cabilo", ha fatto sapere l’ambasciatore.

Richiamandosi alla seconda menzogna, secondo cui l’Algeria invoca il rispetto della legalità internazionale, il diplomatico marocchino ha sottolineato che questo paese "viola costantemente la legalità internazionale e viola la Carta delle Nazioni Unite quando si tratta dei principi del rispetto dell’integrità territoriale, del non ricorso alla violenza e della supremazia della risoluzione pacifica delle controversie".

"L’Algeria si è interessata alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza solo fino al 2001, quando il Segretario generale ha dichiarato l’inapplicabilità del piano di risoluzione e, di conseguenza, l’obsolescenza del referendum", ha precisato, ricordando che dal 2002 l’Algeria ignora le risoluzioni del Consiglio di sicurezza per il solo motivo che esse raccomandano la soluzione politica, duratura e reciprocamente accettabile per la composizione di tale controversia.

"Il paradosso è che alcune di queste risoluzioni sono state adottate con l’avallo e il contributo dell’Algeria, mentre sedeva al Consiglio tra il 2004 e il 2005", ha spiegato, osservando che l’Algeria arriva addirittura a respingere ufficialmente alcune risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, come è avvenuto nel 2021 e nel 2022 con le risoluzioni 2602 e 2654.

Il sig. Hilale ha inoltre ritenuto che il rifiuto dell’Algeria di ritornare alle tavole rotonde costituisca una violazione flagrante delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, del diritto internazionale e della legalità dell’ONU, aggiungendo che l’Algeria viola il diritto internazionale delegando la sua sovranità, su una parte del suo territorio, vale a dire i campi di Tindouf, a un gruppo armato separatista, il "polisario". "Quello che è stato denunciato dal Comitato per i diritti umani e dal Gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie", ha detto.

Per quanto riguarda la terza menzogna ripetuta dalla diplomazia algerina, che descrive l’Algeria come "semplice osservatore" sul dossier del Sahara, l’ambasciatore ha segnalato che, nonostante le sue smentite, l’Algeria è stata la parte principale di questo contenzioso regionale sin dal suo inizio.

"Essa aveva rivendicato tale status nella lettera ufficiale del suo ex ambasciatore all’ONU, all’SG dell’ONU, il 19 novembre 1975", quando ha indicato: "Oltre alla Spagna in quanto potenza amministratrice, le +parti interessate e interessate+ nel caso del Sahara occidentale sono: l’Algeria, il Marocco e la Mauritania".

Rilevando che l’Algeria si presenta ancor prima del Marocco, il sig. Hilale ha constatato che tale documento ufficiale non fa alcun riferimento al "polisario" mentre l’Algeria già lo ospitava sul suo territorio.

"L’Algeria ha abituato le Nazioni Unite a reagire a tutte le proposte del SG e dei suoi inviati personali. L’Algeria ha così rifiutato l’Accordo quadro proposto dall’ex Inviato personale James Baker con comunicato del Consiglio dei ministri dell’Algeria, in data 25 febbraio 2002", ha ricordato ancora.

L’ambasciatore rappresentante permanente del Marocco presso l’ONU ha inoltre indicato che l’Algeria adotta misure di ritorsione economica contro qualsiasi paese che sostenga l’Iniziativa marocchina di autonomia e protesta presso le capitali di tutti gli Stati membri che sostengono il Marocco alla quarta Commissione.

"La risoluzione 2654, che ha definitivamente consacrato le tavole rotonde come quadro esclusivo per condurre il processo politico dell’ONU, riconosce l’Algeria come una delle quattro parti interessate a prendervi parte, e ciò nello stesso formato delle prime due tavole rotonde di Ginevra", ha proseguito il diplomatico.

Per quanto riguarda la quarta menzogna fondatrice dell’agenda separatista dell’Algeria, che presenta il Sahara come un "territorio occupato", il sig. Hilale ha segnalato che l’Algeria viola il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza.

"La nozione di occupazione si applica, secondo il regolamento dell’Aia del 1907 e la IV Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949, al territorio di uno Stato già esistente durante un conflitto armato internazionale", ha ricordato, osservando che il Sahara non è mai stato uno Stato - e non lo sarà mai -.

"Ha sempre fatto parte integrante del Marocco da secoli, in virtù dei legami giuridici di fedeltà delle popolazioni al Sultano marocchino, come riconosciuto dalla Corte internazionale di giustizia, nel suo parere consultivo del 16 ottobre 1975", ha sostenuto l’ambasciatore, aggiungendo che nessuna relazione del Segretario generale dell’ONU, né risoluzione del Consiglio di sicurezza qualificano il Marocco come "potenza occupante".

In merito alla quinta menzogna algerina, secondo cui il è la "soluzione" a questa controversia regionale, l’ambasciatore ha ricordato che questo cosiddetto è morto e sepolto, nonostante i vani tentativi dell’Algeria. "Non si resuscitano i morti", ha sottolineato davanti ai membri della 4a Commissione dell’AG dell’ONU.

"Il Segretario generale dell’ONU, nella sua relazione del 23 febbraio 2000 (para 32), ha concluso per l’inapplicabilità del piano di risoluzione e quindi per l’obsolescenza del referendum", ha indicato, rilevando che il Consiglio di sicurezza non menziona mai il referendum in nessuna delle sue 36 risoluzioni adottate da 22 anni.

Allo stesso modo, l'Assemblea generale non vi fa più riferimento da quasi vent'anni, ha indicato l'ambasciatore, precisando che la risoluzione algerina che sarà adottata dalla Commissione al termine del dibattito, come tutte quelle che l'hanno preceduta da quasi vent'anni, non menziona affatto il.

Ripercorrendo la sesta menzogna del mito fondatore della postura algerina riguardante il Sahara marocchino, che descrive l’Algeria come paese ospite dei campi dei "saharawi rifugiati" a Tinduf, Hilale ha affermato che "l’Algeria non è il paese ospite dei campi profughi di Tindouf, ma piuttosto il carceriere delle popolazioni che vi sono sequestrate".

"Infatti, tali campi sono una zona di illegalità e teatro di violazioni gravi e generalizzate del diritto internazionale, perpetrate dal gruppo armato separatista +polisario+, che ha legami comprovati con la nebulosa terrorista nel Sahel", ha denunciato, sottolineando che l’Algeria strumentalizza politicamente questi campi che presenta come il simbolo dell’esistenza di un cosiddetto problema chiamato "Sahara occidentale".

In questi campi, i bambini vengono arruolati, reclutati e costretti a unirsi alle milizie del "polisario" come soldati, ha inveito l’ambasciatore, denunciando un "crimine di guerra" secondo lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

Per quanto riguarda la settima menzogna, secondo cui l’Algeria "sopporta" l’onere umanitario dei campi di Tinduf, Hilale ha osservato che l’aiuto umanitario che il paese concede ai campi di Tindouf è infinitamente minimo.

"È la comunità internazionale che fornisce la maggior parte degli aiuti umanitari e finanziari a questi campi", ha tenuto a precisare, osservando che l’Algeria spende diversi miliardi di dollari per armare il gruppo separatista "polisario" e assicurargli il sostegno diplomatico in tutto il mondo, in particolare attraverso i gabinetti dei lobbisti.

"L’Algeria chiude gli occhi di fronte all’appropriazione indebita degli aiuti umanitari internazionali da parte dei responsabili della mezzaluna rossa algerina e di quelli del gruppo separatista armato +polisario+", ha detto l’ambasciatore.

E di concludere che tali deviazioni sistematiche e su larga scala sono state confermate dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode, dall’UNHCR e, più recentemente, dal PAM, nella sua relazione del gennaio 2023, intitolata "Evaluation of Algeria WFP interim country strategic Plan 2019-2022".



- Notizia riguardo alla questione del Sahara occidentale/Corcas-

 

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