"La questione del Sahara marocchino vive al ritmo di uno sviluppo positivo sia a livello delle Nazioni Unite che sul terreno volto a giungere a una soluzione politica realistica, pragmatica e duratura basata sul compromesso", ha sottolineato Abba in occasione di una riunione del Comitato dei 24 dell'ONU.
Ha poi sottolineato che la Spagna ha fornito un sostegno "chiaro e inequivocabile" al piano di autonomia marocchino, ricordando tra l'altro l'apertura di un gran numero di consolati nelle città di Laayoune e Dakhla, il che dimostra chiaramente, a suo parere, la marocanità del Sahara.
Riallacciandosi al processo politico dell'ONU, Abba ha osservato che l'ultima risoluzione 2602 del Consiglio di sicurezza ha ribadito, per la quarta volta consecutiva, che le tavole rotonde restano l'unico quadro per pervenire a una soluzione politica della controversia regionale intorno al Sahara marocchino.
Per il Consiglio di sicurezza, il processo delle tavole rotonde, con i suoi quattro partecipanti, il Marocco, l’Algeria, la Mauritania e il Polisario, non ha altro obiettivo che quello di pervenire a una soluzione politica realistica, pragmatica e duratura basata sul compromesso, ha precisato, rilevando che la definizione dei parametri della soluzione politica è sostenuta dalla preminenza del piano d'autonomia, nuovamente salutato dalla comunità internazionale come "serio e credibile".
Ha inoltre salutato con favore il rilancio del processo politico sotto l’egida esclusiva delle Nazioni Unite dopo il primo giro dell’Inviato personale del SG dell’ONU, Staffan de Mistura, nella regione, invitando a tenere senza indugio la terza tavola rotonda nello stesso formato e con gli stessi partecipanti: Marocco, Algeria, Mauritania e Polisario.
Il vicepresidente della regione Laâyoune-Sakia El Hamra ha inoltre ricordato la massiccia partecipazione della popolazione del Sahara marocchino alle elezioni legislative, comunali e locali dello scorso settembre, che hanno registrato il tasso di partecipazione più elevato a livello nazionale (66%). Questa adesione collettiva conferma l'attaccamento degli abitanti delle province del Sud all'integrità territoriale del Regno e all'attuazione del nuovo modello di sviluppo nella regione, ha indicato.
"Queste elezioni fanno parte di un esercizio democratico libero e trasparente per eleggere i rappresentanti legittimi della popolazione del Sahara marocchino per gestire gli affari locali e difendere gli interessi degli abitanti", ha sottolineato, aggiungendo che i consigli eletti nelle province del Sud sono stati, per anni, gestiti esclusivamente dagli eletti del Sahara marocchino al termine di elezioni democratiche unanimemente salutate dalla comunità internazionale.
Riguardo al nuovo modello di sviluppo per le province meridionali, lanciato da Suo Maestà il Re Mohammed VI nel 2015, il vicepresidente della regione Laâyoune-Sakia El Hamra ha rilevato che questo modello virtuoso, dotato di un bilancio di oltre 8,8 miliardi di dollari, mira a fare della regione un hub economico nazionale, continentale e internazionale di primo piano nonché una porta d'ingresso verso l'Africa.
"Non è un caso che oggi il Sahara sia in cima alla lista, in termini di crescita economica, grazie al contributo dello Stato in quanto primo investitore, primo datore di lavoro e primo contribuente al PIL della regione, il che è chiaramente dimostrato da diversi indicatori macroeconomici", ha spiegato.
Questo sviluppo economico si coniuga a una situazione di sicurezza serena, nel rispetto dei diritti umani e in perfetta conformità con le disposizioni della costituzione marocchina e delle convenzioni internazionali, ha detto.
Per quanto riguarda la situazione dei diritti umani nei campi di Tinduf, Sig. Abba ha affermato che le popolazioni sequestrate non hanno il diritto di lasciare questi campi della vergogna nel sud-ovest dell’Algeria per raggiungere i loro fratelli e sorelle nel Sahara marocchino, costruire un futuro migliore e contribuire allo sviluppo delle province del sud.
A questo proposito, ha indicato che l'ultimo rapporto dell'SG dell'ONU pubblicato nell'ottobre 2021 e la risoluzione 2602 hanno ricordato ancora una volta la situazione umanitaria catastrofica che prevale nei campi di Tinduf dove il paese ospite ha abbandonato le sue responsabilità internazionali nei confronti di questa popolazione a vantaggio di un gruppo separatista armato, in violazione flagrante delle norme del diritto umanitario internazionale.
"In virtù del diritto internazionale e del principio della sovranità del territorio, il paese ospite è il primo responsabile della sorte della popolazione dei campi di Tindouf, compreso il suo rimpatrio", ha proseguito, sottolineando allo stesso tempo che la mancanza di una registrazione sistematica e di un censimento affidabile della popolazione dei campi di Tindouf da parte dell'UNHCR costituisce una violazione dei diritti di questa popolazione.
Segnalando che la controversia regionale sul Sahara marocchino è il residuo delle logiche di guerra fredda mantenute da altre parti, ha affermato che i saharawi sono fermamente legati alle opportunità democratiche offerte dal piano d'autonomia e respingono le menzogne e le falsità veicolate dal Polisario. "Anche i leader di questo gruppo armato separatista non credono più alla chimera del separatismo", ha proseguito.
"Va da sé che l'ampio sostegno al piano di autonomia fa nascere nella popolazione la speranza di una rapida soluzione di questo contenzioso regionale, che è durato fin troppo e ha fatto soffrire i nostri fratelli, trattenuti contro la loro volontà, nei campi di Tinduf", ha rilevato Sig. Abba.
"Noi vediamo il nostro futuro solo nel quadro dell'integrità territoriale e della sovranità nazionale del Marocco, e quindi invitiamo gli Stati membri dell'ONU a intensificare il loro sostegno all'Iniziativa di autonomia come punto finale del processo politico dell'ONU", ha aggiunto.
E il Sig. Abba conclude: "Questa è l’unica via per assicurare la fine delle sofferenze dei nostri fratelli e sorelle nei campi di Tinduf e garantire il loro degno ritorno nella Madre Patria".
-Notizia riguardo alla questione del Sahara occidentale/Corcas-