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venerdì 26 aprile 2024
 
 
 
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Notizie importanti

Il riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara è un elemento "pacificatore" che consente di progredire al di là dello che impedisce la risoluzione di un conflitto destabilizzante per la regione euromediterranea, afferma Emmanuel Dupuy, presidente dell'Istituto Prospective e Sicurezza in Europa (IPSE), un Think tank specializzato in questioni geopolitiche e geostrategiche, con sede a Parigi.


"Il riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara è un elemento pacificatore nel senso stesso del termine. Essa consente di andare oltre lo status quo e al di là della posizione che la comunità internazionale, tra cui la Francia, riconosce con l’accordo di cessate il fuoco del 1991 e la soluzione di autonomia proposta dal Marocco nel 2007", sostiene il geopoliologo in un’intervista alla MAP alla vigilia di una conferenza virtuale sul tema "Minaccia del Politecnico" isario per la regione euromediterranea: una responsabilità innegabile dell’Algeria", organizzata congiuntamente dall’IPSE e dall’Istituto Mandela.

Il Presidente dell'IPSE, inoltre, ha affermato che "è in atto una nuova dinamica potente" che si sta sviluppando intorno alla questione del Sahara, sostenendo che anche la Francia e l'Unione europea devono inserirsi in questa dinamica che finora coinvolge più di una ventina di paesi.

"Nel Sahara si sono posizionate ben 25 rappresentanze diplomatiche (consolati o uffici di interesse economico), paesi che comprendono ovviamente che la dinamica nord-sud e sud-sud e la trasversalità eurafricana passa attraverso questo corridoio, questo corridoio lungo la ferrovia dove verrà costruito il gasdotto transafricano che va da Lagos a Tangeri e di fatto porta il petrolio in modo più sicuro, più regolare e meno perturbato", ha spiegato.

Secondo il geopolitologo, una pacificazione della regione va "ovviamente nell’interesse di tutti", affermando che lo sviluppo della subregione dell’Africa occidentale e la sua unità con la creazione di una moneta comune sono tutti "pilastri che si uniscono gli uni sugli altri per creare un vero spazio di scambi, peraltro accelerato dall’effettiva istituzione della zona di libero scambio continentale africana sin dall’inizio dell’anno".

A ciò si aggiunge il grande interesse economico di questa zona, poiché "è nella zona dell’Africa occidentale, 16° potenza economica, che si trova la zona economica più stabile e più consistente, il che le conferisce una potenza che le consente di esercitare un’influenza sulle relazioni internazionali", ha proseguito.

Per essere più pragmatico, il geo politico ritiene che "il primo passo, per la Francia e l’Europa, sarebbe seguire la dinamica diplomatica che si sta creando nelle province meridionali, sia a Dakhla che a Laayoune, e accompagnarla come hanno ben compreso e fatto gli americani, con la creazione di strutture economiche".

In tale contesto, ha ricordato la firma di due accordi economici tra il Marocco e gli Stati Uniti, "accordi sottesi alla creazione della struttura United State International Development and financial corporation con l’obiettivo di fare del Marocco il primo piano di un razzo che sottende un progetto ampiamente promosso dagli americani, in particolare Prosper Africa, che è veramente la porta d’ingresso degli interessi economici sull’Africa dell’Africa dell’Africa. Ovest".

Secondo il geo politologo, "l’arenamento del conflitto (del Sahara) e la stanchezza internazionale vanno di pari passo con la necessità di andare avanti e di trovare soluzioni innovative", affermando che "il Marocco, da questo punto di vista, è particolarmente ben attrezzato con la strategia nazionale per lo sviluppo umano (INDU) che colloca il capitale umano come un fattore inclusivo di tutte le popolazioni marocchine e il processo di regionalizzazione La Costituzione del luglio 2011 ha introdotto un progresso".

Questa politica consentirà una maggiore partecipazione ai processi decisionali degli attori locali e, di conseguenza, un riconoscimento dei poteri di autonomia territoriale, in questo caso con il concetto dell"iniziativa marocchina per la negoziazione di uno statuto di autonomia per la regione del Sahara, che è "una buona base di lavoro".

L’onorevole Dupuy si è anche detto fiducioso che "si troverà una soluzione al conflitto del Sahara, che consuma molta energia diplomatica e molte risorse finanziarie".

"Mentre ovunque si pensa a processi di decentramento, a processi di maggiore integrazione delle zone periferiche, credo profondamente che se si sviluppano regioni che finora non erano sufficientemente sviluppate, questa sarebbe la migliore risposta ai fattori di turbolenza e di instabilità", ha affermato il geopoliologo.

Per quanto riguarda la posizione dell’Algeria sul conflitto del Sahara e le sue recenti provocazioni nei confronti del Marocco, Emmanuel Dupuy ritiene che il regime algerino "abbia bisogno di essere in una logica di strategia della tensione per evitare di dover gestire i problemi internamente, mentre l’Hirak, questo movimento di contestazione politica e sociale, riprende di più".

Attualmente, analizza il geopolitologo, "C'è una temporalità algerina che è un po' particolare: il potere algerino ha vacillato e continua a vacillare con la caduta del presidente Bouteflika, con l'insediamento dell'Hirak, entrato nel febbraio scorso nel secondo anno, le rivendicazioni degli algerini che rimangono le stesse, ossia la lotta contro la corruzione, il nepotismo". Inoltre, la situazione attuale ha fatto risalire le velleità di un’agenda politico-militare.

A ciò si aggiunge "una riforma costituzionale che prevede la possibilità per le forze armate algerine di condurre operazioni al di fuori del territorio nazionale", oltre a "il rafforzamento sostanziale delle forze armate algerine al confine con il Marocco e in particolare intorno alla zona in cui si trovano i campi dei rifugiati, quindi in prossimità della zona cuscinetto". Il Presidente dell'IPSE ha sottolineato che "non si tratta di una stabilizzazione della situazione".

In tale contesto, ha sottolineato che "la rimessa in discussione da parte dell’Algeria di quella che era una sorta di modus vivendi, rientra nella stessa volontà di creare una nuova agenda che, fondamentalmente, mira a dimostrare alla comunità internazionale che la regione del Sahara è instabile come la regione del Sahel".

"Questa posizione viene venduta a Washington dalla potente rete di lobbisti algerini, in particolare al Congresso", afferma il geopolitologo, assicurando che "a Washington come del resto a Bruxelles c'è un vero tentativo di influenzare le cose attraverso azioni d'influenza".




 
   


-Notizia riguardo alla questione del Sahara occidentale/Corcas-








 

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