In un articolo pubblicato lunedì dal giornale "Al Misri Al Yaom" (indipendente), El Jamal, ex ministro e professore di diritto costituzionale all'università del Cairo, ha espresso la speranza di vedere aprirsi dei negoziati "seri" intorno a questa iniziativa che "mira ad assicurare le condizioni idonee ad un processo di negoziati e di dialogo per giungere ad una soluzione politica" alla questione del Sahara.
Sperando di vedere "trionfare la ragione e la volontà di pace, al riparo del dilettantismo fatale delle disunioni", El Jamal ha sottolineato che questa iniziativa è il "frutto di una sincera volontà di finire coi focolai di tensione, per potersi dedicare ad un vero sviluppo di natura tale da permettere a tutti i Sahrawi, quelli dell'interno come quelli dell'esterno, di godere del posto e di assumere il loro ruolo in seno alle differenti istituzioni dalla regione, lontano da ogni discriminazione o esclusione".
"Le popolazioni del Sahara gestiranno loro stesse i propri affari, attraverso istituzioni legislative, esecutive e giudiziarie dalle competenze determinate, disporranno delle risorse necessarie per lo sviluppo della regione in tutti i campi e contribuiranno alla vita economica, sociale e culturale del Regno, mentre lo stato avrà a carico le attribuzioni della sovranità, particolarmente in materia di difesa, di relazioni estere e delle competenze costituzionali e religiose di SM il Re", aggiunge.
Stendendo un quadro storico sulla questione del Sahara, l'universitario egiziano ricorda che essa ha per origine il fatto che la decolonizzazione del Marocco ha avuto luogo per tappe: "La colonizzazione francese è stata la prima a concludersi mentre la presenza spagnola ha impiegato tempo a finire e, alla partenza, ha lasciato un impatto negativo nella regione", ha fatto notare.
Quanto alla posizione algerina sulla questione del Sahara, l'universitario egiziano rileva che non è di alcuna convenienza per i panarabisti, che provengano dal Magreb o del Mashreq arabo.