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lunedì 14 ottobre 2024
 
 
 
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Notizie importanti

La situazione drammatica che vivono le popolazioni trattenute nei campi di Tindouf, in Algeria, la precarietà delle loro condizioni di vita e soprattutto l'instrumentalizzazione politica hanno occupato una buona posizione  nell'agenda della 57 sessione del Comitato Esecutivo dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i  Rifugiati (ACR). 



Il Marocco non ha cessato di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle differenti istanze internazionali sulla situazione di queste popolazioni assediate e private dei loro diritti più elementari  segnatamente i diritti alla protezione, all'assistenza adeguata, all'educazione dei loro bambini, alla libera circolazione ed al ritorno volontario  in patria – il Marocco. 

Il Regno ha, a questo riguardo, ricordato che il Comitato è stato, a più riprese, il testimone degli appelli ripetuti del Marocco affinché cessi "una delle situazioni più anacronistiche e più atipiche nella storia umana ed affinché queste popolazioni possano beneficiare della protezione e dell'assistenza adeguata e che possano decidere, senza nessuna costrizione, della scelta di ritorno al loro paese dai loro famigliari, per contribuire insieme al proseguimento  dell'edificazione del Marocco moderno e democratico".
 
Il Marocco ha interpellato l’ACR a proposito dell'assenza totale nei suoi documenti ufficiali di uno degli sviluppi più importanti negli ultimi trent’anni in questa questione, ossia la decisione presa da questa organizzazione  e dal  Programma Alimentare Mondiale (PAM) di  ridurre a 90.000 persone il numero dei beneficiari della loro assistenza umanitaria nei campi di Tindouf, a partire da settembre 2005. 

Il Marocco ha fatto sapere che la pubblicazione di questi documenti è di natura tale da illuminare il Comitato e l'opinione pubblica internazionale sugli ostacoli che l'Algeria non smette di creare per perdurare una situazione diventata insostenibile non solo per i detenuti,  ma anche per la comunità internazionale.
 
Il Regno ha anche reiterato le sue rivendicazioni per il censimento delle persone trattenute  a Tindouf, un passo che le autorità del paese ospite rifiutano categoricamente, legando questa questione eminentemente umanitaria a delle considerazioni politiche.
 
Il Marocco, come i principali paesi donatori, considera che l'assenza di un censimento favorirebbe il proseguimento della sottrazione dell'aiuto umanitario, tanto vero che molti casi di sottrazioni sono state rivelate dalla stampa internazionale ed algerina, così come dalle  ONG che hanno soggiornato nei campi. 

La sessione del Comitato esecutivo dell’ACR dell'anno 2006, è stata contrassegnata dalla  dichiarazione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il Sig. 
Antonio Guterres secondo la quale la situazione nei campi di Tindouf, sul territorio algerino, è drammatica, sottolineando che si tratta di un "problema politicamente complesso che chiama ad una soluzione politica". 

Tuttavia, il censimento di queste popolazioni non deve essere, secondo lui, una questione politica. ""È importante di conoscere il numero di queste persone per i donatori,  per l’ACR e per il paese di asilo", ha sostenuto. 

Alcune campagne in questo quadro sono state condotte presso le organizzazioni umanitarie e di difesa dei diritti dell'uomo, basate a Ginevra, dalle delegazioni che rappresentano il Consiglio Reale Consultivo per gli Affari del Sahara (CORCAS), delle  ONG sahrawi dei diritti dell'uomo ma anche da personalità che sono tornate in patria, il Marocco, l'obiettivo è quello di dare un'idea reale su questo conflitto e spiegare la giustezza della posizione marocchina.
 
I membri delle delegazioni hanno moltiplicato i contatti per attirare l'attenzione della Comunità Internazionale sulle violazioni gravi dei diritti umani nei campi della vergogna e sulla repressione spietata perpetrata contro le popolazioni civili senza difesa, ritenute contro la loro volontà in un ambiente naturale ostile, privati dei diritti più elementari. Hanno potuto svelare così al mondo le menzogne del "polisario" per chiedere elemosina e compassione dei paesi poco informati sulla realtà del conflitto mentre questo movimento conosce una vera emorragia dal 1988.
 
Hanno spiegato come le manovre dell'Algeria sono state erette in una linea politica costante dal 1975, come i procedimenti i più biasimevoli sono applicati per intrattenere una chimera e come le sofferenze e la miseria umana sono utilizzate prendendo in ostaggio delle popolazioni sprovvedute, presentate al mondo in quanto "rifugiati" per immagazzinare il massimo di aiuto e di fondi. 

I membri delle delegazioni del CORCAS e delle ONG si sono prodigati anche a sollevare l'amalgama sulla rappresentatività dei sahrawi. Hanno spiegato che la grande maggioranza dei sahrawi vive in Marocco e hanno giustamente ricordato che le risoluzioni dell'ONU si rivolgono ai sahrawi e non al "polisario". 

Fonte: MAP
- Attualità concernente la questione del Sahara occidentale -

 

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