الـعـربية Español Français English Deutsch Русский Português Italiano
sabato 20 aprile 2024
 
 
 
www.sahara-online.net
www.sahara-social.com/it
In primo piano

La corda della menzogna è breve, come dice il proverbio arabo. La bronca del momento suscitata attorno a una cosiddetta "messa a punto" del Programma alimentare mondiale (PAM) sugli aiuti umanitari sviati dal Polisario che i media vicini si sposano ad agitare su tutti i supporti della propaganda di Stato algerina è solo una tempesta in un bicchiere d’acqua.



La nota verbale del PAM, di cui si guardano, è in realtà un atto di convinzione schiacciante da versare nel caso della deviazione degli aiuti umanitari, destinata alle popolazioni dei campi di Tinduf, di cui Algeri e il Polisario sono i principali attori.

Nella loro lettura distorta di questa nota verbale inviata dall’agenzia dell’ONU all’ambasciata del Marocco a Roma, i mezzi di informazione algerini, ritrasmessi dai loro sostenitori del Polisario, hanno allucinato che il PAM ha portato "una smentita alle accuse del Marocco" in merito a questo sviamento, peraltro stabilito e denunciato dalle istituzioni europee e dagli organismi internazionali.

Nella sua nota verbale, il PAM, che afferma di concedere gli aiuti in base a stime del fabbisogno, sottolinea chiaramente la responsabilità dell’Algeria per il rifiuto di individuare i beneficiari degli aiuti internazionali.

"Ogni censimento delle popolazioni di rifugiati è di competenza del governo ospitante e dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR)", ha precisato il PAM in questo documento.

D’altronde, l’intero sistema di concessione dell’aiuto umanitario alle popolazioni di Tindouf è stato fatto in modo losco, in mancanza di dati precisi sul numero di beneficiari.

I donatori si basano in parte sulla valutazione del fabbisogno e in parte sulla valutazione della vulnerabilità. Approfittando di questa confusione artistica, l’Algeria e il Polisario si riempiono bene le tasche.

Questa constatazione è stata peraltro confermata dall’UNHCR quando aveva elaborato una relazione nel 2018 e poi l’aveva ritirata constatando che i dati in essa contenuti non erano corretti.

In una precisazione al riguardo, l’UNHCR conferma che "la cifra ufficiale" di cui tiene conto nei campi di Tinduf in Algeria è 90.000, rilevando che "continuerà a basarsi su tale cifra fino a quando non sarà effettuata una vera e propria attività di registrazione".

La stessa stima approssimativa è adottata dall’Unione europea nella sua valutazione degli aiuti da concedere ai sequestrati di Tinduf in mancanza di un numero reale dei beneficiari.

In proposito, ha sottolineato che la crisi "non è un problema di pace", ma "è un problema di pace".

"L'Unione europea chiede con fermezza una valutazione significativa della vulnerabilità per un migliore orientamento degli aiuti umanitari nei campi", ha affermato l'Alto responsabile europeo nella sua risposta alla domanda di un eurodeputato.

Questo dibattito in seno al Parlamento europeo sull’appropriazione indebita degli aiuti umanitari non è rimasto senza eco al PAM, che, contrariamente alle dichiarazioni oniriche della diplomazia algerina, ha espresso la sua preoccupazione al riguardo.

"Il PAM prende atto delle discussioni in corso al Parlamento europeo e del progetto di risoluzione sulla diversione degli aiuti umanitari dell'UE da parte del Fronte Polisario (B9/0225/2020), presentato dai membri del Parlamento europeo", scrive l'organizzazione dell'ONU nella sua nota verbale. Siamo quindi lontani dalle banali estrapolazioni dell’Algeria che vuole accreditare la tesi di un cambiamento di posizione da parte dei fornitori di aiuti umanitari in merito a fatti comprovati in cui sono coinvolti il regime di Algeri e il Polisario.

La reazione del PAM ricorda quella della società civile italiana che ha lanciato un appello al governo italiano per sollecitare un’inchiesta sull’appropriazione indebita degli aiuti umanitari.

Recentemente, le Associazioni "Nessuno tocchi Caino" e "Life Odv" hanno interpellato la comunità internazionale e il governo italiano per porre fine a questa situazione.

Quanto alla tassa illegale imposta da Algeri sugli aiuti umanitari europei, non è peggio cieco di chi non vuole vedere: Se buona parte dell'aiuto è concessa sotto forma di merci, il complemento è fornito sotto forma di fondi da utilizzare per l'acquisto in loco, quindi in Algeria. Con questi acquisti, lo Stato algerino recupera le tasse sui beni acquistati sul suo territorio e salva le sue casse. La chiamiamo IVA, questa temibile imposta che beneficia di quella che gli specialisti chiamano "anestesia fiscale". Nessuno se ne accorge!

 

- Aggiornamento sulla questione del Sahara occidentale/Corcas-

 

 Questo sito non è responsabile del funzionamento e del contenuto dei link esterni !
  Copyright © CORCAS 2024