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mercoledì 24 aprile 2024
 
 
 
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L'Algeria manipola il Polisario, gli fornisce sostegno politico, militare, logistico e finanziario e mobilita l'intero apparato diplomatico a sostegno delle tesi separatiste, ha affermato Clara Riveros, politologa colombiana e presidente del think tank CPLATAM.



L’Algeria si nasconde dietro uno status fittizio di osservatore nella disputa regionale, anche se non ha mai cessato di lavorare contro l’integrità territoriale del Marocco, che si presenta talvolta come "parte interessata", talvolta come "attore importante", ha assicurato l’onorevole Riveros in un’analisi che ha fornito all’emissione civica "Sahara Debate", diffusa sui social network.

 Per l’analista colombiano, il rifiuto dell’Algeria di permettere un censimento delle popolazioni dei campi di Tinduf è anche un elemento essenziale del suo coinvolgimento nella disputa regionale sul Sahara marocchino.

 Grazie all’incertezza che l’Algeria nutre in merito al numero reale di persone nei campi, i responsabili algerini e i membri del Polisario stanno procedendo ad una sistematica appropriazione indebita degli aiuti umanitari destinati alle popolazioni civili, una situazione stabilita dalle relazioni dell’Alto Commissariato per i rifugiati, del Programma Alimentare Mondiale e dell’Ufficio europeo di lotta antifrode (OLAF), ha stimato.

   Per l’onorevole Riveros, che ha effettuato diverse visite nella regione, le manovre algerine non possono compromettere la solidità del repertorio stabilito dalla comunità internazionale per giungere a una soluzione definitiva della controversia regionale sul Sahara marocchino, di cui un elemento chiave è l’esclusività del quadro ONU per il trattamento di tale questione.

Ha poi ricordato che i paesi dell'Unione africana si sono schierati dietro la legalità internazionale adottando la decisione 693, che limita l'azione dell'organizzazione panafricana a sostegno del processo politico condotto sotto l'egida esclusiva delle Nazioni Unite sul Sahara marocchino.

L’onorevole Riveros ha affermato che le manovre algerine non possono frenare la dinamica irreversibile della marocchina del Sahara, ricordando che 165 Stati non riconoscono la "repubblica" fittizia, creata dall’Algeria, e che 44 Stati gli hanno revocato il loro riconoscimento dal 2000.

Ha inoltre sottolineato che una decina di paesi africani ha deciso di aprire rappresentanze consolari nella regione, riconoscendo la sua comparsa come un hub economico importante, che offre opportunità ai lavoratori e agli investitori africani di tutti i settori.

In tale occasione, la politica ha messo in evidenza il clima di libertà prevalente nel Sahara marocchino che ha definito uno spazio di democrazia e di libertà, in cui i cittadini godono pienamente dei loro diritti politici, economici e sociali, il cui rispetto e la cui protezione sono garantiti dalla Costituzione del 2011.

L’esperta ha rilevato che la popolazione del Sahara marocchino partecipa all’elaborazione e all’attuazione delle politiche di sviluppo socioeconomico condotte nella regione nel quadro del Nuovo Modello di Sviluppo delle Province del Sud lanciato da Suo Maestà il Re Mohammed VI nel 2015, attraverso rappresentanti democraticamente eletti.

È opportuno ricordare che nel 2015, in occasione delle prime elezioni regionali del Regno, le Province del Sud avevano registrato il più alto tasso di partecipazione tra le regioni marocchine. La rappresentatività degli eletti locali del Sahara marocchino è stata riconosciuta dall’Unione europea nel quadro del processo di rinnovo degli accordi agricoli e commerciali Marocco-UE.

La Commissione europea aveva allora consultato gli eletti locali del Sahara marocchino per stabilire che lo sfruttamento delle risorse naturali della regione avviene con il consenso e a beneficio delle popolazioni del Sahara marocchino. Allo stesso modo, la presidente del Comitato dei 24 membri delle Nazioni Unite ha invitato due rappresentanti locali delle Province del Sud a partecipare al seminario regionale tenutosi nel maggio 2019 a Granada e alla sessione di fondi del Comitato tenutasi a New York nel giugno 2019.

Riveros ha poi sottolineato l'effervescenza e la vivacità del tessuto associativo locale grazie alle libertà garantite dalla Costituzione del 2011.

La politologa colombiana ha poi contrastato questo clima di quiete e di libertà con la situazione che prevale nei campi di Tinduf, nel sud-ovest dell’Algeria, in cui un movimento armato si dedica a violazioni sistematiche dei diritti dell’uomo con la complicità e la benevolenza dello Stato ospite.

In effetti, l’Algeria ha delegato, in piena illegalità rispetto al diritto internazionale umanitario, in particolare alla Convenzione sullo statuto dei rifugiati del 1951, al Polisario, una milizia armata, la sovranità su una parte del suo territorio lasciando in balia la sorte delle popolazioni civili sequestrate nei campi di Tinduf.

Ricordiamo che il Comitato dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite ha condannato questa situazione nelle sue osservazioni finali sulla quarta relazione periodica dell’Algeria sulla sua attuazione del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, esprimendo la sua preoccupazione per "la devoluzione de facto dell’Algeria dai suoi poteri, in particolare quelli giurisdizionali, al Polisario".

Nella zona di non diritto, i campi di Tindouf, la crescente contestazione della rappresentatività del Polisario si scontra con una repressione sistematica patrocinata dall’Algeria e attuata dal gruppetto armato. Secondo l’onorevole Riveros, "il Polisario è il totalitarismo".

L’onorevole Riveros ha osservato che la situazione anomala, che prevale nei campi di Tinduf, è solo una delle dimensioni dello dell’Algeria come parte principale della disputa regionale sul Sahara marocchino.

L’onorevole Riveros interveniva nel quadro del programma civico "Sahara Debate", che si propone come piattaforma democratica e aperta per fornire un’illuminanza serena e superata sulla questione del Sahara marocchino.


- Notizia riguardo alla questione del Sahara occidentale/Corcas-

 

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