Il video espone la temonianza di un giovane Sahrawi che ha preferito classificare il suo anonimato per timore di rappresaglie da parte del fronte Polisario. Nella sua opinione il giovane spiega le sofferenze dei sahrawi ed il disperazione dei giovani, chiamando le istanze internazionali, ed alla loro testa l'alto commissariato ai profughi da facilitare il loro ritorno alla madre patria.
Questa prova commuovendo, presenta il dramma che subiscono presi in considerazione i sahrawi ed il vicolo cieco nel quale si trovano i giovani che rivendicano il cambiamento della situazione inumana che dura da oltre 40 anni sul territorio algerino.
Il Consiglio reale consultivo degli affari sahariani molto spesso, ha chiesto, alla Comunità internazionale, il trattamento di questa situazione drammatica, costringendo l'Algeria a rispettare i diritti "dei profughi" sul suo territorio, per permettere loro la libertà d'espressione, di spostamento, di tornare nel loro paese e gli altri diritti di cui sono privati.
Il Corcas ha espresso questa rivendicazione in molte occasioni, in particolare durante la sua partecipazione alle varie sessioni del Consiglio dei diritti dell'uomo a Ginevra.
In ciò che segue la trascrizione della prova:
"In nome di Dio il misericordioso, sono un profugo sahrawi al sud dell'Algeria. Voglio presentare la realtà della mia situazione qui. Tutti credono che abbiamo scelto di essere rifugiati, ma in realtà siamo sottoposti alla Chappe di piombo che fa pesare su noi la direzione del Polisario, che si fa di noi che vuole. Non possiamo né muoversi, né esprimersi.
Quarant'anni d'attesa e di sofferenza vissuti dagli abitanti e ciò continuo. I nostri bambini sono cresciuti qui, il mondo attorno a noi a cambiato e continuiamo a vivere la stessa situazione che abbiamo vissuto prima.
Dico che la responsabilità di ciò spetta all'alto commissariato ai profughi. È del suo dovere di trovare una soluzione a questi cittadini che soffrono qui per le tempeste di sabbia, del calore nei campi profughi sahrawi.
Dopo la fine dei miei studi, sono venuto qui a cercare un lavoro. Ma purtroppo le occupazioni sono date soltanto ai figli dei dirigenti, dei responsabili e dei loro parenti. Ho dunque tentato di lavorare nel commercio, ma la direzione del Polisario mi ha chiuso tutte le porte.
In secondo luogo, l'aiuto umanitario che è fornito dalle organizzazioni internazionali tutti i mesi non basta a soddisfare le necessità de plus di un giorno o due, di una settimana o un mese. I miei bambini mi chiedono sempre ciò che aspettano su questa terra lontano da TA patria? Purtroppo non ho alcuna risposta convincente.
La situazione è tale che è invariata. lancio una chiamata alle organizzazioni internazionali per una soluzione urgente di quest'affare. Chiedo all'ACNUR di trovare una soluzione rapida alla tragedia. Tutti credono che abbiamo scelto di essere rifugiati, ma in realtà subiamo pressioni sotto la canna del fronte Polisario ".
- Notizia riguardo alla questione del Sahara Occidentale/Corcas -