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venerdì 26 aprile 2024
 
 
 
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Stampa scritta

Khalihenna: il re ha aperto a Laayoune una via storica per la riconcilizione definfitva
Il presidente del corcas ,il sig. Khalihenna Ould Errachid, ha affermato, in un’intervista accordata il 28 aprile al settimanale "La Vérité", che l'autonomia che propone il Regno per le province del Sud "preserverà essenzialmente gli interessi e le specificità marocchine", aggiungendo tuttavia che questo “non c'impedisce di ispirarci delle esperienze esistenti nel mondo”.


Segue il testo integrale dell'intervista:

"Il passaggio televisivo del presidente del Consiglio Reale Consultivo per gli Affari del Sahara (CORCAS), ha dato luogo a diversi commenti che non gli sono stati del tutto favorevoli. Alcuni sono arrivati a rimproverare a Khalihenna Ould Errachid una certa propensione alla chiusura. Ciò nella misura in cui egli è sembrato escludere ogni responsabilità dell’Algeria e la sua ingerenza nel dossier del Sahara. In particolare, riducendo la problematica ad una disputa marocco-marocchina. In effetti, non si può seguire il militante della causa della marocchinità del Sahara K.Ould Errachid, che fece parte delle prime élite della regione ad essersi ricongiunte alla madrepatria, quando discolpa totalmente l'Algeria. 

Semplicemente, bisogna mettersi nella pelle di qualcuno che ha vissuto la genesi del movimento separatista. Non possiamo trattenerci, allora, dal rilevare che il versante marocchino ha mancato di pedagogia e di capacità di ascoltare. Non si saprebbe essere immemori di questo episodio della bastonatura a Tan Tan, in seguito ad una manifestazione che richiedeva nel 1973 la liberazione del Sahara marocchino.
Stanchi di guerra, i giovani militanti di origine sahrawi hanno deciso di riorganizzarsi intorno ad un programma di liberazione che non trovava affatto anormale, nel momento in cui la Libia e l'Algeria rivendicavano nel mondo la paternità dei movimenti di liberazione - di rivolgersi ad Algeri ed a Tripoli. Da cui il congresso di Attar (nel nord della Mauritania) che ha avuto come risultato la messa a punto della carta di 22 punti, che costituiva il Polisario.
 Questo è intervenuto nel contesto delle divisioni che sappiamo, sia sul piano internazionale contrassegnato dal confronto tra il blocco dell'est e quello dell'ovest, ma anche su quello regionale ed arabo, il quale, dopo il decesso di Jamal Abdelnasser, l'eredità nasseriana è stata ricuperata dal giovane capitano Kaddhafi. Questo ultimo finanziava all'epoca, pubblicamente, il movimento dell’IRA, se non addirittura dichiarò il suo sostegno al colpo di stato fallito nel 1971 contro la monarchia marocchina. 

Tale era lo scenario. Adesso, le cose sono cambiate ed i propositi di Khalihenna Ould Errachid, nell’intervista che ha accordato a La Vérité, inquadrano le sue dichiarazioni. Il fondatore del Partito dell'Unione Nazionale Sahrawi (PUNS) nel 1974, precisa la sua visione. Il perché ed il come del suo approccio. Il presidente del CORCAS stupisce e se ne assume la responsabilità. Benché non sia il suo disegno, declina le sue idee e le difende.
L'uomo che era "nel" dossier e che ha attraversato le sue evoluzioni dagli anni ‘70 sembra privilegiare il lato positivo delle cose. Per lui, l'implicazione dell'Algeria è solamente una ramificazione di un problema la cui genesi è intrinseca al Regno. Ora, questo è lo spunto di inflessione che costituisce, ai suoi occhi, il discorso reale del 25 marzo scorso. Più ancora, in questo dossier, bisognerebbe parlare di un prima e di un dopo il 25 marzo. 

Resta da sapere come le cose si evolveranno. Il presidente del CORCAS esprime il suo ottimismo che dice non essere ingenuità. Allo stesso tempo, sviluppa la sua visione sul progetto di autonomia che dovrà portare a chiudere definitivamente questo dossier. 

- La Vérité: Il suo passaggio nell'emissione Hiwar del primo canale televisivo nazionale non ha lasciato
indifferenti. Quale lettura fa delle reazioni, in particolare quelle sulle colonne dei giornali, che il passaggio ha suscitato? 

- Khalihenna Ould Errachid: sinceramente, non ho avuto il tempo di leggere tutto. Suppongo sempre che le reazioni mettono certamente in evidenza tutto ciò che si riferisce all’affrontare un nuovo discorso. In effetti, è una nuova politica che Sua Maestà ha voluto sviluppare per il bene del Marocco. 

- Quali sono i contorni? 

- Per farla breve, si tratta di un cambiamento radicale. In effetti, il discorso reale del 25 marzo 2006 costituisce un cambiamento storico. Il principio è che si è deciso di fare diversamente le cose per finirla una volta per tutte con il dossier del Sahara. Ma, in un modo molto più intelligente, nel senso che non si tratta di una manovra politica, tanto meno di una tattica o di una strategia. Il discorso di Sua Maestà è l'espressione di una volontà reale di portare alla riconciliazione totale, globale e generale dell'amministrazione coi Sahrawi. 

- Dunque, un cambiamento di approccio…

- Non è un approccio. È una nuova politica nel vero senso del termine. In effetti, un approccio, nella sua essenza, deriva dalla contingenza. È, per così dire, limitato nel tempo, poiché presuppone di risolvere una situazione congiunturale. No, è una nuova politica quella che Sua Maestà ha inaugurato a Laâyoune. Il Sovrano ha aperto la via storica per la riconciliazione definitiva, prima di risolvere qualsiasi cosa possa essere. Ha posto le basi di questa riconciliazione, e questa porterà alla chiusura di questo problema nei suoi aspetti politici, economici, sociali e culturali. Da quel momento, non si può parlare di approccio. E’ una nuova politica il cui obiettivo essenziale è di risolvere il problema del Sahara, di rinforzare l'unità, non solo territoriale, ma nazionale del regno e di creare un nuovo Marocco sul piano dell'implicazione politica e della partecipazione di tutta la popolazione alla gestione politica ed economica degli affari dello Stato. 

- In che modo questo potrà essere declinato nei fatti? 

- Il Consiglio Reale ha già mosso i primi passi d’ordine educativo ed esplicativo. E l'amnistia reale dei 46 Sahrawi dà la dimostrazione pratica di questa via di riconciliazione, si tratta di finirla con i problemi concernenti i diritti dell'uomo e ciò che rientra in quell’ambito. E tutti i giorni ci sarà un cambiamento in questo campo come in altri. In effetti, è una politica che non va a fermarsi perché c'è stata l'amnistia. Proseguirà dispiegandosi, poco a poco, per giungere all'obiettivo finale, quello del voltare la pagina dell'affare del Sahara, sia con i Sahrawi sul livello nazionale che con i vicini. E, evidentemente, ci sarà un nuovo Marocco che nascerà, perché applicare l'autonomia nel Sahara implica un nuovo Marocco. 

- Lei da prova di un grande ottimismo…

- Il mio ottimismo non è ingenuo. È un ottimismo basato sulla fiducia che i Sahrawi cominciano ad avere. Ora, è grazie a questa fiducia che emergerà la soluzione. Perché è stata proprio la mancanza di fiducia a creare ed esasperare il problema. Ricostruiremo questa fiducia. 

- Al livello del CORCAS, come intendete mettervi? 

Ci siamo messi al lavoro il 25 marzo stesso. Sul terreno, è il contatto con la popolazione. Siamo in comunicazione permanente. Sapete, i Sahrawi sono dei vasi comunicanti… comunichiamo in tutte le direzioni. La credibilità del Consiglio Reale è di portare le persone ad aderire massicciamente alla politica di Sua Maestà, alla scelta definitiva, democratica e trasparente dell'autonomia per risolvere il problema del Sahara ed impegnarci su altri fronti. 

- Più precisamente, cosa intende con il termine "autonomia", rispetto alle esperienze già conosciute sotto altri cieli?

- Il Marocco è un regno e le autonomie di cui si parla sono quelle che funzionano nei paesi democratici. Penso alla Spagna, alla Germania, all’Italia, alla Francia o alla Gran Bretagna. Certo non possiamo copiare un modello determinato, anche perché ogni paese ha le sue particolarità. Sarà un'autonomia marocchina che preserverà essenzialmente gli interessi e le specificità marocchine. Ma ciò non c'impedisce di ispirarci alle esperienze esistenti nel mondo. 

- Come immagina, in quanto presidente del CORCAS, e anche come politico molto implicato nel dossier, i contorni di questa autonomia? 

- Ascoltate, i contorni dell'autonomia sono noti. Sono piuttosto i dettagli che restano da precisare. Il Sahara rimarrà marocchino nel suo insieme. Il primo simbolo di sovranità, sono i legami diretti con Sua Maestà, il garante dell'unità e delle istituzioni, ed il comandante dei credenti. Questo per quanto riguarda le cose fondamentali. In secondo luogo, ci sono tutti gli attributi della sovranità. Adesso, per quando riguarda i dettagli, essi saranno l’oggetto delle discussioni nel corso delle prossime settimane in seno al Consiglio. 

Da quel momento cominceremo a montare un progetto che sia conforme alla volontà reale, a ciò che il Marocco vuole fare. Questo progetto rispetterà tutte le specificità del regno. Non sarà questione di copiare un modello qualsiasi. Stabiliremo un progetto che preservi gli interessi fondamentali del regno e che risolverà definitivamente questo problema. Del resto, non sarà un progetto unicamente limitato al Marocco, ma rivoluzionerà l'Africa ed i paesi arabi e musulmani. Inoltre, non si è mai avuto un precedente in questo campo. Ciò creerà una giurisprudenza a livello del continente. 

- Certi osservatori stimano che c'è rischio che l'idea dell'autonomia non si basi sull'aspetto etnico... 

- No. Si tratta di persone che giudicano le cose prima che abbiano luogo. A mio avviso, si tratta solo di commenti liberi, ma anche troppo parziali. Si tratta di un’immaginazione troppo immaginata! 

- Ha anche stupito più di uno durante il suo passaggio televisivo… 

- Sono stato nominato per stupire… 

- … diciamo per esempio che si tratta di un problema maroco-marocchino e che l'Algeria non c’entra. Non abbiamo ancora afferrato il fondo del vostro pensiero… 

- Tuttavia, è chiaro. Ho detto, chiaramente, che il problema del Sahara è un problema interno marocchino che ha avuto delle implicazioni internazionali. E nelle sue ramificazioni internazionali, l'Algeria è stata implicata. Perché abbiamo avuto, nel passato, una disputa con l'Algeria concernente le frontiere. Quando il problema del Sahara è esploso, quello delle frontiere esisteva ancora. Del resto, l'Algeria di oggi non è quella di cui si parla. All'epoca, era un paese dal partito unico, socialista, ecc. Non è più il suo caso attualmente. L'Algeria è diventata pluralistica, democratica, dove si evolve una stampa libera, e il cui popolo può esprimersi. Adesso, ho fatto una constatazione di ciò che vedo e di ciò che sento. 

In primo luogo, la constatazione che l'origine di questo problema è un conflitto tra le differenti amministrazioni ed i Sahrawi, le origini del quale risalgono al 1956. In effetti, quando il Marocco ha riconquistato la sua indipendenza, non ci siamo realmente interessati ai Sahrawi. E nel momento in cui la prima generazione dei Sahrawi ha cominciato a parlare di politica, in particolare gli avvenimenti dell'università Mohammed V, c'è stato lo shock. Ed è questo shock originario che ha creato il Polisario. Prima, era una ribellione di rivendicazioni di diritto. Era un SOS per attirare l'attenzione. 

Per via del contesto dell’epoca, contrassegnato dalla guerra fredda ed i conflitti regionali, una delle conseguenze fu che noi ne facemmo le spese. È a questo livello che si trovano le implicazioni internazionali di un problema che era all'origine un problema rigorosamente interno. Ed è esattamente questa problematica, questo nodo essenziale che Sua Maestà Mohammed VI ha risolto il 25 marzo 2006 a Laâyoune. Probabilmente molte persone non comprendono ancora questo. Il Sovrano ha risposto a questa problematica, perché essa è l’essenza stessa di questo problema. Dopo, tratteremo gli altri problemi che sono, a mio avviso, accessori. 

Per quento riguarda l'Algeria, paese vicino, amico ed anche fratello, essa dice di non essere implicata nell'affare. I Suoi responsabili dichiarano di non avere rivendicazioni sul Sahara, ma che hanno offerto asilo ai Sahrawi perché sono venuti da loro… da questo momento, li credo ed è per questo che li chiamo ad aiutarci a comprenderci tra di noi. Ciò che chiedeva il Polisario, ciò che chiedevano i Sahrawi, è avere i diritti politici, economici, sociali e culturali. È fatta, è garantito. Questo è, esattamente, l'obiettivo essenziale dell'autonomia. 

- Ma, il discorso algerino è ambiguo e contraddittorio. Da una parte, dichiarano di non essere implicati e dall'altro li vediamo sostenere i separatisti 

- … Scommetto sulla parte positiva del discorso algerino, non scommetto mai sul lato negativo… 

- Questo significa che bisogna capitalizzare l'aspetto positivo… 

- Assolutamente. Non è unicamente una necessità, ma un dovere, farlo.  

- Lei ha dichiarato anche che Abdelaziz potrà essere presidente del governo locale autonomo...  

Sulla base di certi preliminari. Tra cui la presentazione del vassallaggio a Sua Maestà, la riconoscenza della sovranità marocchina, ecc., all'occorrenza, non vedo assolutamente nessun inconveniente a questa eventualità, l'aiuterò anche.
  
- Tuttavia, egli ha sempre agitato minacce… 

Ma è mio fratello, è nostro fratello. Mohamed Abdelaziz è un marocchino come tutti gli altri. Certo, è un marocchino che ha delle idee strampalate, ma è un fratello, come Fkih Basri o come tutti gli oppositori che sono stati condannati a morte. Chi ha in seguito percorso il mondo, ma che è attualmente integrato nella società marocchina. Certo, la sua opposizione è stata armata, ma, per me, Mohamed Abdelaziz, se cambia rotta, è un marocchino come tutti gli altri che potrà godere di tutti i diritti come tutti gli altri… 

- Certi commenti dicono che Lei supera le sue prerogative… 

- Non parlo di nessun settore che non sia l'affare del Sahara. 

- Il consiglio ha le mani libere su tutto il dossier? 

- La prima missione del CORCAS è di aiutare Sua Maestà il Re a preservare l'integrità territoriale e l'unità nazionale del regno del Marocco. 

- Proprio sul CORCAS, e più particolarmente sulla sua composizione, abbiamo assistito ad alcune proteste delle tribù sulla questione della rappresentatività... 

- È completamente normale. Il fatto che tutti vogliono essere nel CORCAS lo credibilizza. Per me, è un grande indizio di credibilità. 

- Infatti, tutti sono coinvolti, anche se non tutti sono dentro...  

- ... Assolutamente. Ogni persona che potrà dare il benché minimo apporto alla nostra missione è implicata. Lanceremo un appello ad ogni persona che possa portare il più piccolo contributo per il consolidamento dell'unità nazionale. 

- Come lavorate? 

- Molto professionalmente 

- Questo significa… 

Lavoriamo già dal 25 marzo, in modo veloce, democratico e spontaneamente. 

- Ha destato sorpresa anche quando lei ha parlato di gestione catastrofica, certi hanno ricordato che lei stesso faceva il ministro, il presidente del consiglio comunale di Laâyoune… 

- ... Questo perché le persone non hanno tutte le informazioni, non conoscono, o fingono di dimenticare la storia. Facevo il ministro durante il periodo della guerra. Ero incaricato di due missioni essenziali.
Prima, di sviluppare il Sahara - diventato come è grazie agli sforzi ed all'azione dello stato marocchino, dal 1975. Del resto, abbiamo trasformato il Sahara, giorno dopo giorno, ed in un periodo difficile. Per farla breve, la mia missione era di trasformare la regione per portarla al livello del resto del regno. Come abbiamo potuto trasformare una società nomade in una società sedentarizzata, abbiamo trasformato l'economia, abbiamo portato il benessere là dove non c’era… 

Peraltro, ero anche incaricato delle altre implicazioni politiche, sia concernenti l'appoggio a tutti gli aspetti della battaglia marocchina dell'epoca ed alla difesa di tutte le missioni di cui mi aveva incaricato SM il Re fu Hassan II al livello interno o al livello internazionale. Durante la guerra, abbiamo risolto tutti i problemi che ciò implicava. Il Marocco ha vinto la guerra. Quella battaglia è stata vinta nei suoi aspetti militari, politici ed interni, particolarmente lo sviluppo della regione. Il problema non si è manifestato che all'indomani del cessate il fuoco. Non ho parlato di gestione catastrofica, ma di un enorme rilassamento. E quest’ultimo ci aveva fatto perdere tutte le esperienze che avevamo potuto immagazzinare prima.  

- Ma, c'è stato anche quell’aspetto della gestione di sicurezza… 

- No. Ciò che non bisogna soprattutto dimenticare è che era una gestione che derivava dallo stato di guerra. Non possiamo analizzare una situazione determinata estrapolandola dal suo contesto. Tutta la gestione è stata condotta in questo contesto. Penso personalmente che il periodo della guerra è stato  ben condotto. Il problema politico, di sicurezza, finanche uno smarrimento della bussola, ha avuto luogo all'indomani del cessate il fuoco. 

- Ed adesso, stima che il Marocco abbia ritrovato il suo sud? 

- Il sud è sempre stato trovato. La questione si pone soprattutto al livello dell'orientamento che è, adesso, ben indicato.  

- Al livello internazionale, quali saranno le vostre azioni previste? 

- Stabiliremo un piano d’azione che coprirà tutti gli aspetti del dossier del Sahara, sul piano politico, economico, sociale… 

- Alcuni hanno tentato anche di farle il processo sulla gestione locale… 

- L’hanno fatto in un modo erroneo. Rispondo prima che non sono un uomo di affari. Non sono implicato in alcunché. Non sono toccato da alcunché. Ho adempiuto alle missioni di cui mi aveva incaricato il fu SM il Re Hassan II e quelle di cui mi ha incaricato SM il Re Mohammed VI. Dunque, faccio solamente il mio lavoro. 

- Il resto… 

Allora, se c’è qualcosa da rimproverarmi personalmente che me lo si dica! Ma sono solamente dei “si è sentito” e “si è detto”. Non sono né nel business della sabbia né in quello della pesca. Non ho mai avuto il minimo privilegio da parte dello stato.  

- È anche un ritorno fragoroso del politico Khalihenna Ould Errachid, dopo una traversata nel deserto, se si può dire… 

- Non so se si può parlare di traversata nel deserto. Prima di tutto sono un nomade abituato ad attraversare il deserto. Dunque, sono più resistente dei non nomadi. Questo periodo è stato, in compenso, molto importante, perché mi ha permesso di osservare il paesaggio nazionale, ed allo stesso tempo mi sono affezionato al mio municipio nella città di Laâyoune. Per il tanto che si tratta di un lavoro che mi appassiona e mi coinvolge nei problemi di trasformazione di una città, di un centro urbano. Sono restato nel mio municipio a lavorare osservando. Senza allontanarmi dai problemi nazionali. 

- La politica non le è mancata?… 

- ... Diciamo di sì. Amo la politica, è il mio campo prediletto… 

- Con la nuova missione, come sarà Khalihenna Ould Errachid?  

- Nella mia vita, non si può ridurmi a dei cliché. Ho sempre delle idee mie particolari… 

- Il fatto di disturbare, ciò le procura della soddisfazione personale… 

- ... Non particolarmente. Del resto non lo faccio per disturbare. Faccio ciò che faccio perché credo che ciò apporti qualcosa di positivo alla causa nazionale. Non è affatto per volontà di provocare, ma per convinzione. 

- Se le chiediamo di identificarsi… 

È molto difficile. Mi da fastidio parlare di me stesso. Del resto i nomadi non amano parlare di loro stessi. Sono un marocchino che appartiene al Sud che non è stato educato nello stampo generale del nord, ma che si è adattato rapidamente allo stampo nazionale nel suo insieme. Ed io provo a dare una via al sud. Perché ritengo che bisogna essere abituati a qualcosa che non venga sempre dal nord. Forse è questo l’aspetto che ci manca di più: occorre imparare ad ascoltare il Sud ed il Nord.

Fonte: MAP

-Notizia riguardo alla questione del Sahara occidentale/Corcas -

 


 

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