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giovedì 2 maggio 2024
 
 
 
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L’iniziativa del Marocco di formulare una proposta di autonomia nel Sahara ha “dinamizzato un processo” bloccato da più di tre decenni e dovrebbe aprire “una nuova tappa” per un territorio che “non deve restare senza controllo” nel momento in cui in gruppi terroristici pullulano nella regione sahelo-sahariana, ha stimato giovedì il giornale spagnolo “ABC”.



Secondo il cronista Dario Valcarcel, il dossier del Sahara “comincia ad uscire dal suo pericoloso insabbiamento” grazie a questa iniziativa del Marocco il quale “non ha, per ora, né il gas, né il petrolio, ma l’intelligenza”.

Paragonato all’Algeria, il Marocco gode di “un sistema in evoluzione” mentre il suo vicino dell’est “conserva il predominio dell’esercito, eredità del FLN degli anni ‘50”. Il “sistema marocchino (…) è più flessibile e più aperto. Nel regime algerino, si fa meno informazione”, constata il giornalista.
L’Algeria, “nel pieno di problemi pressanti, inquieta per la ricomparsa del Salafismo e si trova in una situazione più difficile”.

Per “ABC”, il Marocco ha “messo in moto la sua iniziativa che è stata oggetto di consultazioni con i governi di Madrid e di Parigi. Essa è frutto di una larga negoziazione” con l’ONU.
Il cronista sottolinea che l’iniziativa marocchina “parte da un piano di autonomia per il Sahara: autonomia vera, che aspira a rispettare – assicurano i marocchini - le decisioni delle Nazioni Unite”.

Secondo delle fonti affidabili, “il Marocco sottoporrà il progetto di autonomia all’ONU nel mese di aprile. Cosa che suppone due referendum: nel corso del primo, la popolazione attualmente residente nel Sahara sarà consultata sul grado di accettazione della futura autonomia, sotto sovranità marocchina. In più, Rabat crede che sia necessario sottoporre il progetto di autonomia a tutti i marocchini. Tale è la base di partenza”.

Qualcosa si è mosso nel sottosuolo marocchino. Niente potrà avanzare senza il supporto delle Nazioni Unite. L’Algeria e la Mauritania potrebbero firmare (non si tratta che di speranze) il futuro accordo, forse quest’anno.

La Spagna e la Francia aiuteranno e non solo sul piano diplomatico”, prosegue il cronista.
Per quanto riguarda le argomentazioni algerine in favore dei suoli sahrawi di Tinduf, l’autore dell’articolo riprende per conto suo l’analisi dell’universitario spagnolo Bernabé Lopez, secondo il quale sarebbe improprio considerare il Polisario come l’unico e legittimo rappresentante del popolo Sahrawi. Non ci sono ormai più rappresentanti unici e legittimi di alcun popolo”, e la soluzione del problema sahrawi “non risiede in un SI o un NO espressi in occasione di una consultazione sull’adesione a dei principi astratti” come l’indipendenza o l’integrazione nel Marocco.

Ma per “ABC” c’è “una cosa ben chiara: una frangia di 300 mila Km2 non deve restare nella confusione. Bisogna far uscire il Sahara dell’insabbiamento. Il salafismo del GSPC che prima era circoscritto all’Algeria, dispone oggi di basi in Afghanistan, in Sudan, in Somalia…”.

Il quotidiano spagnolo fa ugualmente notare la proliferazione di “gruppi poco controllati che estendono i loro traffici di armi, di persone e di droghe pesanti”.

Rabat ha lanciato un’iniziativa “aperta alle popolazioni Sahrawi. Non solo quelle di Tindouf, ma anche quelle di Madrid, del Sahara e di altre parti” poiché il Marocco insiste sulla “necessità di trasformare un territorio senza legge in uno spazio sottomesso al Diritto”.

Ed “ABC” ricorda che, da qualche giorno, nove stati africani hanno tenuto una riunione a Dakar con il comando militare degli Stati Uniti, in vista di metter in opera una “strategia comune contro il terrorismo”.

 

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