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giovedì 28 marzo 2024
 
 
 
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Dossier

Il segretario generale del Consigliere Reale Consultivo degli Affari del Sahara (CORCAS), Dr Maouelainin Maouelainin Ben Khalihenna, ha pronunciato, mercoledì 25 aprile, un'allocuzione davanti alla commissione delle relazioni esterne e della difesa del Senato belga, di cui riportiamo il testo:  


SOMMARIO 
1. PREAMBOLO  
2. LA COSTITUZIONE E LE MISSIONI DEL CORCAS  
2.1. LA RICONCILIAZIONE  
2.2. LO SVILUPPO DELLA REGIONE DEL SAHARA  
2.3. LA PREPARAZIONE DEL PROGETTO DI AUTONOMIA  
3. PERCHÉ UNA TALE PROPOSTA?  
4. LE ORIGINI DI UNA CRISI  
5. DELL'IMPOSSIBILITÀ DI ORGANIZZARE IL REFERENDUM  
6. USCIRE DALL’IMPASSE  


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1. Preambolo 
La crisi del Sahara Occidentale non è una questione di decolonizzazione. Non si tratta di una decolonizzazione che non è stata condotta a termine per la semplice e buona ragione che questa questione è stata risolta secondo le regole stabilite in materia dalla legalità internazionale nel 1975 tra le autorità colonizzatrici: il Regno della Spagna in questo caso, e la parte legittimamente richiedente: il Regno del Marocco, e ciò com’è sempre accaduto tra i due paesi vicini. L'accordo è stato registrato come documento ufficiale presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. 

Così il processo di decolonizzazione del Marocco nei confronti della Spagna è stato un processo difficile e lungo, ma anche un processo pacifico e fondato sul negoziato.  

La crisi del Sahara è un problema politico interno tra il Marocco Spagnolo e il Regno e, più particolarmente, tra i Sahrawi, che nelle condizioni dell'epoca della guerra fredda ha preso una dimensione regionale, e in seguito internazionale. Ed è per regolare questo spinoso problema che il Consiglio Reale Consultivo degli Affari del Sahara è stato creato. 

2. La costituzione e le missioni del Corcas 
Il testo fondatore del Consiglio Reale Consultivo degli Affari del Sahara specifica che il Corcas contribuisce, presso il Sovrano, a tutte le questioni che riguardano la difesa dell'integrità territoriale del Regno, la realizzazione dello sviluppo economico e sociale della regione del Sahara e la preservazione della sua identità culturale.  

Beninteso, il Corcas ha rispettato nella sua composizione la rappresentanza effettiva di tutte le tribù Sahrawi. È stata anche tenuta in conto la rappresentanza delle differenti generazioni: i giovani e i meno giovani, e le donne.   
Le tre missioni fondamentali del Consiglio:         

2.1. La riconciliazione  
Si tratta nella materia di una riconciliazione, in primo luogo, dei Sahrawi gli uni con gli altri, e tra questi e le amministrazioni marocchine. Questo processo s’inserisce nell’ambito della riconciliazione generale intrapresa dal Marocco.  

Come prova di questa riconciliazione, fin dal mese di maggio 2006, che ha seguito l’istituzione del Corcas, il Sovrano ha decretato un'amnistia generale per i 46 detenuti politici che erano in prigione.  
Oramai tutte le persone sono libere di esprimere le loro opinioni ivi comprese quelle in favore delle tesi separatiste. E i pochi attivisti che vanno a predicare il separatismo in Europa, in America o altrove, vedono il loro diritto alla circolazione rispettato tanto alla partenza dal Marocco verso l’estero, che per tornarvi, quando alcune di queste persone non sono neanche originarie della regione.  

L'unico limite esistente è quello che impone ogni paese democratico ad agire contro gli atti di violenza e a proteggere i beni e le persone. Ciò corrisponde bene ad un Marocco aperto, riconciliato con sé stesso, pluralistico e democratico.  

Vediamo ciò che accade dall'altro lato; abbiamo un'organizzazione politico-militare dalla direzione monolitica, dal pensiero unico e dalla struttura monolitica, e che, per di più, domina nei campi per mezzo del kalashnikov e della detenzione delle chiavi dei magazzini di approvvigionamento. In altro termine, il Polisario in quanto movimento totalitario non regola le dispute coi suoi detrattori che con l’uso della forza e talvolta addirittura con l'eliminazione fisica. Non ha dunque nessuna lezione da dare in materia di diritti dell'uomo.  

D’altra parte, gli aiuti umanitari che provengono tanto dal Programma Alimentare Mondiale, dall'Alto Commissariato ai Profughi, che dalle ONG internazionali sono distribuiti dai soli responsabili del Polisario. 

Come si può parlare, in questo genere di situazione, di rappresentatività, salvo a credere che il carceriere un giorno possa rappresentare il suo prigioniero? Ma malgrado ciò e per spirito di riconciliazione, tendiamo la nostra mano al Polisario perché consideriamo che sono, dopo tutto, nostri genitori, nostri fratelli, nostri cugini e certamente nostri concittadini.     
  
2.2. Lo sviluppo della regione del Sahara
Il Consiglio ha anche un ruolo di promozione e di inquadramento dei progetti di sviluppo economico e sociale nella regione del Sud, ed di seguirli fino alla loro realizzazione finale.  

Il Corcas propone a Sua Maestà il Re delle soluzioni per regolare tutti i problemi e pastoie che costituiscono spesso il sostrato di malcontento sociale che i sostenitori delle tesi separatiste presentano come le manifestazioni favorevoli alla loro rivendicazione.   

2.3. La preparazione del progetto di autonomia  
Il compito più importante della missione del Corcas è stata la preparazione del progetto di autonomia. Per fare questo, il Corcas ha tenuto una sessione straordinaria di tre giorni a partire dal 26 maggio 2006. Le riunioni, le discussioni e gli scambi di punto di vista sono durati sei mesi ed i lavori si sono quindi visti prolungare fino al mese di dicembre 2006.  

Così, il Corcas ha organizzato numerose riunioni in tutte le città e borgate della regione del Sahara per spiegare ai sahrawi la nuova politica del Regno ed ascoltare le loro rimostranze in tutta libertà e trasparenza.  

Delle visite di lavoro sono state effettuate anche nei paesi precursori in materia di regionalizzazione e di autonomia, in particolare la Spagna, la Francia ed il Belgio. 

È il risultato di tutti questi scambi che ha dato adito al progetto presentato a Sua Maestà il Re, il 6 dicembre 2006. È un progetto rivoluzionario per un paese come il Marocco e che si inserisce perfettamente nella continuità dei grandi cantieri socioeconomici iniziati da Sua Maestà il Re, fin dal suo accesso al trono.  

Non bisogna dimenticare che il Marocco, una delle più vecchie nazioni, dispone di uno sfondo storico di forte centralizzazione, rinforzato dalla cultura giacobina dell'amministrazione del protettorato francese.  
Questo carattere rende infatti questo progetto di autonomia rivoluzionaria nel mondo arabo, musulmano ed africano. Fa rientrare il Marocco nella cornice dei paesi più democratici. Il nostro progetto non ha niente da invidiare alle autonomie come sono vissute in Spagna, per esempio.   

D’altra parte, questo progetto di autonomia non è solamente una soluzione rimuginata in fretta e sotto la pressione del tempo ad uso di protagonisti di una crisi esplosiva. L'iniziativa del Marocco per intraprendere il negoziato, uscire della crisi e chiudere il dossier Sahara, se è effettivamente un'azione sincera e confermata essere destinata a tutti i Sahrawi, dovunque si trovino, è anche un progetto che si inserisce in un movimento di riforma di fondo e di un progetto globale di società lanciata da SM il Re Mohammed VI.  

Il giovane Re del Marocco, coraggioso e visionario, dalle convinzioni democratiche e sociali forti, ha, fin dalla sua intronizzazione, declinato il suo programma e messo in cammino la sua realizzazione.  

È stato eretto, ad esempio, il cantiere dell'allargamento delle libertà ed il regolamento retroattivo delle violazioni dei diritti dell'uomo avvenute nel passato, nella prospettiva di procedure di giustizia di transizione.  

Il settore dei diritti politici di questo grande cantiere di riforma istituzionale è avanzato di molto, in modo particolare con la riforma del codice penale ed il trattamento di tutti i dossier sulle violazioni dei diritti dell'uomo senza tabù né alcuna restrizione. 
  
Si può citare anche la riforma del codice di stato civile, nella cui prospettiva è stata iscritta, nella legge marocchina, l'uguaglianza rigorosa tra gli uomini e le donne, in materia di matrimonio, divorzio, e responsabilità riguardo la famiglia.  

Questo codice, tutto sommato stupefacente nell'area geografica alla quale appartiene il Regno del Marocco, ha anche approntato un importante arsenale di disposizioni per migliorare la situazione delle donne e per ridurre l'ingiustizia nei loro confronti. 

Con l'iniziativa nazionale per lo sviluppo umano, è il settore sociale e quello dei diritti economici che ha avuto inizio. 

L'iniziativa per il negoziato di un statuto di autonomia della regione del Sahara è il terzo settore di questo insieme. È chiaro che i Sahrawi hanno beneficiato, come l'insieme dei loro concittadini, delle parti precedenti;cosa che non è altro che giustizia, ma la specificità della loro regione e la volontà nazionale di allargare ancora di più il campo delle libertà, in particolare della regione del Sahara rispetto al centro, costituiscono il quadro di concezione dell'iniziativa marocchina. 

La sua concezione, dal canto suo, è stata fatta secondo questo spirito democratico che dà valore alla concertazione e alla partecipazione dei cittadini interessati dalla preparazione del progetto.  

Così, i cittadini sahrawi hanno dibattuto a lungo per il tramite dei loro rappresentanti in seno al Consiglio Reale Consultivo degli Affari Sahariani sulla forma ed il contenuto di questa autonomia. Il prodotto dei loro dibattimenti è stato, beninteso, la anche base stessa dell'iniziativa, ma anche il risultato della larga concertazione di tutte le altre istanze interessate, vale a dire, partiti politici, organizzazioni della società civile…etc. 

3. Perché una tale proposta?  
La domanda è legittima. Dopo tutto, il Regno del Marocco è nel suo territorio. L'insieme dei cittadini, in particolare la maggioranza dei Sahrawi, segue unanimemente il Sovrano in favore dell'integrità territoriale del loro paese.  

Militarmente, il dossier è stato sistemato in favore del Marocco e l'altra parte, in piena crisi, non disporre oggi di nessuna capacità per ritornare. 

Ma ci sono due ragioni importanti che hanno incitato il Regno ad intraprendere questo percorso. 
La prima: in primo luogo c’è la ragione umanistica ed umanitaria, e soprattutto quella del dovere che incombe sullo Stato e sulla Nazione tutta intera nei confronti dell'insieme dei suoi cittadini.  

Si tratta , in questo caso, dei sahrawi che si trovano a Tindouf e che sono obiettivamente nell'incapacità di essere liberi di scegliere individualmente di ritornare alle loro case, perché sono, materialmente e per la loro sussistenza, sottomessi alla pressione dei caporioni e degli irriducibili del Polisario.  

Vivono nella miseria e nelle difficoltà nei campi di Tindouf. E questa situazione dura da più di 30 anni, così che due generazioni hanno conosciuto solamente questo vicolo cieco dei campi, anche se una parte tra quelli che sono stati condotti laggiù nel 1975, tramite l'astuzia e l'imbroglio, è potuta ritornare in parte nel Marocco, installarsi in Mauritania o emigrare in altri paesi come la Spagna. 

A questo riguardo, ed anche se nessuno dispone della cifra esatta degli abitanti dei campi di Tindouf, considerata dal Polisario e dall'Algeria segreto militare, meno di un terzo degli abitanti del Sahara è diviso tra gli accampamenti dei trattenuti, la Spagna e la Mauritania; mentre la Minurso ha stimato, nel quadro del censimento che ha effettuato tra 1997 e 2001, che più dei due terzi (2/3) dei Sahrawi sono legati alla loro patria il Marocco e si trovano nelle loro abitazioni nel Sahara.      

La seconda: la seconda ragione è di ordine politico e strategico. La regione del Sahel nei confini della quale si trovano i campi di Tindouf, è una zona a rischio. Molto estesa (più di un milione di metri quadrati), a cavallo di parecchi paesi, questa regione si caratterizza soprattutto per il fatto che è il teatro ed il passaggio di un ventaglio importante di traffici e di attività criminali.  

Le bande che intervengono nel traffico dei clandestini fanno passare le loro vittime per le superfici del Sahel. I racconti degli emigranti indicano che i gruppi dei candidati passano di mano parecchie volte attraverso le superfici del deserto.  

Molti gruppi dissidenti dei paesi della regione hanno ripiegato da molto tempo verso questa spianata dove la loro capacità di manovra è grande e dove gli stati ai quali sono opposti possono meno facilmente raggiungerli.  

Dall'apparizione di Al Qaeda ed il suo insediamento nella regione, questi gruppi che si dedicano tanto bene al traffico delle armi come della droga, costituiscono un vivaio importante per la nebulosa di Bin Laden.  

I gruppi terroristici che imperversavano in Algeria costituiscono attualmente l'ossatura di questa minaccia incombente.  

Il Polisario, movimento politico-militare la cui struttura è monolitica e la cui direzione è la stessa dal 1976, non potrà resistere molto tempo a queste sirene, soprattutto se continua a propinare lo stesso vicolo cieco ai giovani.  

Sull’argomento, ecco la proposta dell'Inviato Personale del Segretario Generale delle Nazioni Unite, che il precedente Segretario Generale Mr. Kofi Annan menziona nel suo rapporto del 19 aprile 2006: “il proseguimento dell’impasse attuale favorirebbe la violenza. Questa violenza non sfocerebbe nell'indipendenza del Sahara Occidentale ma condannerebbe piuttosto un'altra generazione di Sahrawi a crescere nei campi di Tindouf. ".  

Al di là di questi argomenti dettati dalla ragione ed i dati obiettivi, esiste l'argomento della legalità internazionale.  
  
La comunità internazionale ed i rapporti dei segretari generali ne attestano. Richiedono da molto tempo alle parti di mettersi intorno al tavolo di negoziati portando una proposta che può fare avanzare la risoluzione di questo dossier.  

È esattamente ciò che propone il Regno del Marocco, che porta con la sua iniziativa per il negoziato sull'autonomia al Sahara una base concreta che apre delle prospettive nuove alla risoluzione giusta, equa e reciprocamente accettabile di questo dossier. 

4. Le origini di una crisi 
4.1. Genesi e storia del conflitto 

Per comprendere meglio le ragioni di questo vicolo cieco e l'evoluzione che hanno condotto alla situazione attuale, è necessario chiarire la situazione complessa con la quale si confrontava il Marocco all'epoca della sua colonizzazione.  

Prima della colonizzazione e l'imposizione del protettorato in Marocco, il paese era interamente sovrano, indipendente ed unito, ed il Sahara era sotto sovranità marocchina. Non c'è mai stata durante questo periodo qualche entità nel Sahara che si sia separata dal Marocco.  

Il Sultano del Marocco esercitava il suo potere attraverso la nomina di certi responsabili, come i qa’id o il suo rappresentante personale.  

I documenti esistenti provano che ogni volta che un potere straniero provava a penetrare al Sahara, o che certi dei suoi cittadini residenti all'estero erano fatti prigionieri, era il Sultano del Marocco che regolava i problemi con la potenza interessata.  

I negoziati erano svolti, con l’intermediazione degli ambasciatori. Ciò è provato dai documenti ufficiali, marocchini o stranieri. E, esistendo questi documenti a Rabat, a Parigi, a Londra, a Madrid, a Lisbona ed a Berlino, lo provano perfettamente bene. Basta appena di farvi riferimento e di consultarli. Questi documenti confermano la sovranità che il Marocco ha sempre esercitato sulla regione del Sahara. 
Con la colonizzazione, la questione va a complicarsi poiché, conformemente alla conferenza di Berlino del 1884, il Marocco sarà diviso tra tre potenze. Un potere internazionale a Tangeri ed il frazionamento in regioni divise tra i protettorati spagnoli al Nord ed al Sud, ed il protettorato francese al centro. 

Il processo di decolonizzazione ha seguito, con i due poteri, la Francia e la Spagna, due cammini differenti.  

La parte che era sotto protettorato francese è stata ricuperata per intero nel 1956.  
Con la Spagna, la decolonizzazione del Marocco è stata lunga e difficile, ma è sempre stato un processo pacifico che ha seguito la via del dialogo e del negoziato. 

I territori sotto il suo protettorato erano dispersi tra il Nord, il Centro ed il Sud. Il recupero è stato fatto per tappe successive: il Nord nel 1956, Tangeri nell’aprile 1956, Tan Tan e Tarfaya nel 1958, Sidi Ifni nel 1969 ed il Sahara nel 1975.  

Il problema attuale si è ingarbugliato nel lasso di tempo che separa il ritorno di Sid Ifni e quello del Sahara. La decolonizzazione non si è ridotta ad accordi razionali tra le entità statali nascenti e colonizzatrice.  

S’è avuta sul terreno di uomini che fanno le loro rivendicazioni. E nel caso del Marocco, l'esigenza di ricuperare l'insieme del territorio nazionale era stata portata avanti dagli uomini, nell'occorrenza dai membri dell'esercito di liberazione nazionale, liberazione che, per la sua parte Sud, era stata condotta dai cittadini marocchini del Sahara, di cui facevano parte i genitori stessi della trentina di giovani che andranno, nel 1973, in Mauritania a fondare il Polisario .  

Questi combattenti dell'integrità territoriale che hanno tentato di finire l'indipendenza del Marocco da Nord a Sud, si faranno respingere dopo una resistenza eroica ad un'azione combinata degli eserciti francesi e spagnoli. Il nome in codice di questa operazione è "Operazione Scovolo ".  

È stata combinata dalla Francia che occupava all'epoca l'Algeria e la Mauritania e che ha sentito che l'azione dell'esercito di liberazione marocchina costituiva una minaccia seria per i suoi possessi nordafricani. 

I combattenti sahrawi saranno respinti con le loro famiglie, come una gran parte delle loro tribù, verso la parte indipendente del Marocco. 

4.2. Nascita del Polisario 
È là, nella regione di Tan-Tan che i giovani di queste famiglie che si spazientivano nel vedere la loro regione tardare a liberarsi, hanno tentato, durante gli anni 1971 e 1972, di richiamare l’attenzione su questa situazione manifestando.  

L'hanno fatto nel contesto dell'epoca, dove la guerra fredda e l'attivismo progressista dell'opposizione interna ed esterna imponevano allo stato marocchino una lotta per la sua propria esistenza. 

Il grande paradosso dell'episodio degli anni 70 è che i giovani manifestati di Tan-Tan, tra cui i fondatori stesso del Fronte Polisario saranno incarcerati per ordine degli stessi che, alcuni mesi più tardi, commetteranno due tentativi di colpi di stati contro il potere centrale. 

Bisogna precisare qui che questi giovani manifestanti che fonderanno il Polisario facevano all'epoca i loro studi all'università Mohamed V di Rabat. 

In quel contesto, la Libia e l'Algeria erano nel blocco dell'est mentre il Marocco era un alleato importante dell'occidente. 

I giovani manifestanti di Tan-Tan, che hanno subito un vero e proprio pestaggio e l'umiliazione della prigione, non comprendevano niente di ciò che era accaduto, perché il loro solo reato era di avere manifestato affinché il Marocco recuperasse il suo Sahara. 

I più attivisti tra essi, passeranno all'azione ed andranno a fondare il Fronte. E cosa c’è di più normale per questi giovani di andare ad installarsi in Algeria, che era all'epoca la mecca di tutti gli attivisti dell'antimperialismo in Africa?  

Il processo di regionalizzazione del problema del Sahara esordirà in questo momento. 

4.3. Il Partito dell'unione Nazionale Sahraouie (PUNS) 
Dall'altro lato di questa frontiera che divideva le due parti, di questa stessa patria, il Marocco, c'erano altri giovani che paradossalmente, vivevano un'esperienza similare ma che andavano nel senso opposto ,sarebbe a dire quello dell'unità. Questi giovani nazionalisti appartenevano tutti agli stessi gruppi tribali dei loro omologhi.  

Le autorità coloniali spagnole hanno creduto di poterli utilizzare per la creazione di un'entità separatista nel Sahara.  

Raggruppati in una formazione chiamata il Partito dell'Unione Nazionale Sahraoui PUNS ", questi giovani, di cui alcuni figurano tra i membri del Consiglio Reale Consultivo degli Affari Sahariani, più precisamente il loro dirigente ed attuale presidente del Corcas, Khalihenna Ould Errachid, non sentiranno che la voce dell'unità nazionale come l’hanno vista e vissuta rivendicata e difendesa dai loro genitori.  

Partiranno allora per il Nord del paese per partecipare allo sforzo nazionale per la difesa dell'integrità del loro paese di sempre, il Marocco.  

Così M. Khalihenna Ould Errachid ha presentato il suo vassallaggio e quello dei Sahrawi a Sua Maestà Hassan II nel 1975. 

4.4. Recupero della regione del Sahara 
Durante questo periodo, il Marocco ha tentato un nuovo percorso, nella linea di quelli che aveva l'abitudine di condurre nei confronti della Spagna per riprendere la parte Sud del suo territorio.  
Questa volta, Sua Maestà il Re Hassan II innoverà facendo precedere il suo passo da un'azione presso la Corte Internazionale di Giustizia all’Aia. Due domande furono allora poste:  

1, il Sahara detto spagnolo era un territorio senza autorità, Terra Nullius?   

2, se no, quali erano i suoi legami col Regno del Marocco?  

Alle due domande, le risposte sono positive per il Marocco:  
1, no, questo territorio non era Terra Nullius"   
2, un legame giuridico di vassallaggio esisteva tra il Sultano e le tribù nomadi di questo territorio.   
Per il Marocco, come del resto per la Spagna, era stata detta messa, poiché per le due domande essenziali, le risposte erano chiare.  

Il Marocco, forte dell'appoggio del giudizio della CIG e davanti alla testardaggine delle autorità spagnole, ha chiuso la marcia verde che ha permesso il recupero senza frizioni dei territori sahrawi. 

I negoziati ebbero luogo e gli accordi per la chiusura di questa fase della decolonizzazione saranno interinati. 

4.5. Scoppio della guerra 
Non ci sarà manifestazione contro l'arrivo dell'autorità marocchina, né azione di guerriglia a quel tempo. Un solo atto segnerà questo periodo. Alcune migliaia di persone riunite dalle cure del Polisario attraverso dei meeting si ritroveranno dopo alcuni spostamenti dai luoghi di riunioni inizialmente previsti, da Tifarity a Bir Lahlou fino a Tindouf dove i campi erano già stati preparati. 

Le due principali nazioni alleate del blocco dell'est, in quest’epoca di intensa guerra fredda in Africa del Nord, erano la Libia e l'Algeria.  

La prima inizierà dunque l'azione finanziando ed armando il Polisario con le armi più sofisticate dell'epoca, armi che gli stessi eserciti regolari di alcuni paesi sviluppati non potevano permettersi. 

La seconda, la cui più alta autorità, per la precisione il presidente Houari Boumediane, aveva sostenuto i diritti legittimi del Marocco all'inizio del conflitto, renderà pubblica la sua posizione, che consiste nel sostegno al Marocco, per il recupero delle sue province del Sud , in occasione del summit arabo del 1974.  

Cambierà allora posizione, a causa, tra le altre, della disputa di frontiera che opponeva il Marocco all'Algeria. Parteciperà allora alla creazione del RASD, Repubblica Araba Sahraouie Democratica, nel 1976, prima di prendere completamente il testimone del finanziamento e della gestione totale del Polisario dopo il disimpegno libico, nel 1983. 

Sul piano internazionale, e con riguardo alla situazione di lotta tra i blocchi, il dossier del Sahara è passato della dimensione regionale allo statuto di crisi internazionale, sotto gli effetti della guerra fredda.  

Il punto è di valutare la gravità della situazione e di evitare di sottovalutare l'impatto della continuazione del conflitto sulla sicurezza e la stabilità del Mediterraneo. 

4.6. Posizione di Algeri 
Algeri prenderà dunque il testimone, e la guerra inizierà nel 1976. Questa guerra proseguirà fino al 1991, ma nella realtà del terreno, si indebolirà alla fine del 1989, più esattamente dopo i mesi di ottobre e novembre di questo stesso anno, durante il quale le ultime battaglie importanti hanno avuto luogo.  
I muri di consolidamento che il Marocco ha costruito hanno contribuito molto al messa in sicurezza del Sahara.  

Ma non è meno sorprendente  che la fine delle operazioni militari ed il rafforzamento della situazione di impasse per il Polisario siano concomitanti alla caduta del muro di Berlino, l'avvenimento più altisonante e simbolico della fine della guerra fredda.  

È da notare che nel lungo cammino di questo dossier Sahara, gli osservatori obiettivi e neutri hanno osservato che ad ogni azione positiva compiuta per il Marocco nel senso della pacificazione si è opposta una reazione negativa sistematica da parte dell'Algeria.  

Così, tra le altre:  
. Nel 1975, all'organizzazione della Marcia verde da parte del Marocco, Algeri risponderà con l’espulsione di 52.000 marocchini che avevano partecipato alla liberazione dell'Algeria e che continuano a richiedere il risarcimento in seguito al torto subito.  

. Alla decolonizzazione della regione del Sahara ed il suo ritorno al Marocco nel 1975, Algeri risponderà con la proclamazione della RASD, entità creata in totale illegalità internazionale, a Tindouf con una popolazione minima, che l’Algeria si non è data neanche la pena di consultare, ed occultando la volontà dei popolazioni sahrawi. Un'entità che, di fatto, non esiste che sul territorio algerino e su Internet. 

. Dopo l'accettazione da parte del Marocco per la voce di SM il Re Hassan II di organizzare il referendum di autodeterminazione nel 1981 a Nairobi, Algeri risponde con l'introduzione fraudolenta della RASD nell'OUA. 

. Quando il Marocco ha accettato il piano Baker I, Algeri ha silurato il piano proponendo la divisione del Sahara. 

. Ultimamente, quando il Marocco ha finalizzato la sua iniziativa per l'autonomia del Sahara, Algeri non ha tardato a provare a mandarla in rovina, proponendo un sedicente progetto che non apportava niente di nuovo che potesse risolvere il conflitto e soddisfare l'insieme delle parti, e che per scopo non aveva che seminare la zizzania e la confusione nel cuore dell'opinione internazionale. Ricordiamo, di passaggio, l'interesse portato dalle capitali orientali ed occidentali al progetto di autonomia del Marocco. 

Attualmente, chiediamo all'Algeria, paese fratello, amico e vicino del Marocco, di prendere la mano che le è tesa, almeno per facilitare la riconciliazione tra Sahrawi di ogni parte, convincendo il Polisario ad una maggiore agilità, se non a garantire la neutralità che predica nel suo discorso, rivolto tanto al suo popolo che al popolo marocchino, che ai popoli del mondo, nel quale i responsabili algerini gridano forte e chiaro che “l'Algeria non è implicata perché non ha niente da rivendicare né da accordare ". 

L'Algeria farà così coincidere i suoi atti con la sua parola ed avrà contribuito così al regolamento della questione del Sahara. 

5. Dell'impossibilità di organizzare il referendum.  
Dopo l'accordo sul cessate il fuoco del 1991 ed in seguito all'accettazione, nel 1981 a Nairobi, da parte del Marocco di organizzare un referendum che metta fine al conflitto del Sahara, le Nazioni Unite hanno iniziato i preparativi della tappa fondamentale dell'identificazione del corpo elettorale.  

Ma questa identificazione si rivelerà impossibile a farsi, a causa delle pastoie continue frapposte dal Polisario, che rifiutava sistematicamente l'identificazione delle popolazioni del Sahara, malgrado la loro conformità ai criteri di identificazione prestabiliti dal Segretario Generale delle Nazioni Unite. 

A questo riguardo, bisogna sapere che le Nazioni Unite non hanno mai potuto organizzare un referendum basato su un processo di identificazione, fin dalla creazione dell'ONU nel 1945.  

Per organizzare una tale consultazione, sarebbe stata necessaria l'identificazione di tutta la popolazione sahraouie, quale che fosse stato il suo luogo di residenza. Ancora una volta, le circostanze in cui si è realizzata la colonizzazione e le loro conseguenze al momento della decolonizzazione hanno complicato la situazione. 

All'epoca della conferenza di Berlino del 1884, le frontiere dei futuri possedimenti dei poteri coloniali partecipanti sono state tracciate alla regola.  

Gli uffici di Stato Maggiore francese e spagnolo hanno precisato gli accordi su delle carte che non prendevano in considerazione altro che lo spazio geografico, trascurando gli aspetti umano e sociale.  
La conseguenza di questa situazione è che delle tribù, o addirittura delle famiglie, si sono ritrovate divise tra parecchi paesi che condividevano lo spazio vitale e naturale delle tribù sahrawi, vale a dire il Marocco, l'Algeria, il Mali e la Mauritania. 

Ora, affinché il referendum fondato sull'identificazione delle tribù abbia un senso e sia democratico, è necessario organizzarlo tra l'insieme delle tribù, nel loro esteso spazio vitale.  

In questo caso, come fare? Bisogna raggruppare tutte queste tribù nella parte del Sahara che appartiene al Marocco? Far votare, in una stessa famiglia, alcuni membri e non far votare gli altri?  
La sola soluzione equa, democratica e che rispetterebbe veramente le norme legali ed internazionali in materia, sarebbe stata quella di riunificare l'area geografica storica delle tribù, permettendo così all'insieme dei Sahrawi di votare sull'insieme delle loro terre.  

Il referendum sarà stato, a questo punto, onesto, giusto, democratico ed equo.  
Ed al limite, facendo ciò non si avrebbe assolutamente più bisogno di chieder loro chi è chi e a quale tribù appartiene.  

Ma per far questo, ci sarebbe stato bisogno di sconvolgere le frontiere riconosciute dei quattro paesi menzionati sopra. Oltre ad essere impossibile, questo passo è un'aberrazione politica che rischierebbe di condurre la regione all'instabilità, cosa che nessuno al mondo può augurarsi. 

Le Nazioni Unite hanno dunque tentato per più di 10 anni di sormontare le difficoltà del problema.  
I segretari generali successivi dell'ONU, da M. Pérez De Cuellar, hanno tentato di trovare una via d’uscita a questo garbuglio, in modo da realizzare questo processo, appellandosi a decine di esperti di tutto il mondo.  

Le istanze internazionali hanno concluso sull’impossibilità tecnica e politica di organizzare questo referendum basato sull'identificazione.   

6. Uscire dall’impasse
L’impasse era dunque totale, ed è ciò che ha condotto le Nazioni Unite a sondare un'altra pista per trovare una soluzione ad un problema che è semplicemente durato troppo.  
L’ex Segretario di Stato americano James Baker è stato nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite.  

Dopo le trattative con l'insieme delle parti effettuate da Mr. Baker nella regione, sarà presentata una prima proposta di soluzione conosciuta sotto il nome di Piano Baker I, che il Marocco ha accettato ma che l'Algeria ed il Polisario hanno rigettato. 

Il piano Baker II sarà rigettato dal Marocco ed accettato questa volta per l'Algeria ed il Polisario. 
Dopo questo pareggio constatato dalle Nazioni Unite, è stato concluso che l' opzione estrema sarebbe il negoziato politico tra le parti del dossier, per tirare fuori il conflitto dall’impasse nella quale si trova.  
Le Nazioni Unite confermeranno a più riprese che le parti in conflitto dovrebbero iniziare dei negoziati per approdare ad una soluzione giusta, equa e reciprocamente accettabile.  

È quanto propone il Marocco, in uno spirito di apertura ed in conformità alle decisioni del Consiglio di Sicurezza e delle Nazioni Unite.   

Il Polisario, ed in ciò è sostenuto dall'Algeria, beninteso, per questo stesso spirito di contraddizione già rievocato, ha rimesso al segretario generale delle Nazioni Unito M. Ban Ki-moon un documento che non apporta niente di nuovo.  

Tuttavia, e come ha appena dichiarato il Presidente del Corcas, M. Khalihenna Ould Errachid, in occasione della sua ultima riunione straordinaria “È certo che i bambini del Sahara, qualunque sia il loro luogo di residenza, nelle province sahariane, nei campi di  Tindouf, e gli stessi leader del Polisario, arriveranno, prima o poi, alla conclusione che l’unica soluzione possibile al conflitto sarà il progetto d’autonomia.

Non s’intravede altra soluzione che possa soddisfare l’insieme delle parti. Ne esiste la convinzione profonda, giusta ed equa, di ogni sahraoui, indipendentemente dalle Nazioni Unite e dagli elementi contenuti nel dossier. I Sahraoui credono, dopo 32 anni di conflitto, che non esiste altra soluzione che garantisca i diritti di tutte le parti, e che assicuri la pace e l’equità, che non sia il piano d’autonomia sotto sovranità marocchina”.

 

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