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Le sessioni

Sotto il testo integrale dell'allocuzione del il Presidente del Corcas all'inizio della seconda sessione ordinaria del Consiglio per l'anno 2007, quale sessione ha avuto luogo a Smara i 17 ed il 18 dicembre 2007:



IN NOME DI DIO IL CLEMENTE, IL MISERICORDIOSO.

Su ordine della sua maestà Re Mohammed VI, che dio l' assiste, teniamo oggi questa seconda sessione ordinaria per l'anno 2007 alla città di Smara.

Infatti questa città è un alto luogo di resistenza, di spiritualité e del patriottismo alle province del sud del regno per il fatto che che ha in gran parte partecipato, nel corso della storia del Marocco, a mantiene dell'unità della patria e della sua integrità territoriale.

 Si nota che questa sessione è il secondo del suo tipo tenuto nella regione, e ciò, dopo quella straordinaria ordinata dalla sua maestà il re, tenuto il 29 giugno 2007 a Laâyoune, e che aveva per oggetto la riflessione sui risultati del primo round di Manhasset.

 Così, l'ordine del giorno di questa sessione prevede in particolare l'esame di due questioni principali, cioè:

  • •L'autonomia, una soluzione definitiva per realizzare la riconciliazione ed il ritorno nell'ambito della madre patria in qualsiasi dignità.
  • Il trasporto aereo e la rete stradale nelle province del sud.

Non siete senza sapere,

 signore e signori,

che questo processo relativo al progetto d'autonomia e nel regolamento definitivo del conflitto del Sahara è stato lanciato in particolare dopo la visita memorabile della sua Maestà Re Mohammed VI a Laâoyune ed il suo discorso storico che ha pronunciato il 25 marzo 2006.

Il discorso in virtù del quale il Consiglio reale consultivo degli affari sahariani (CORCAS) è nato.

Il Consiglio si è attaccato, fin dalla sua costituzione, alla preparazione del progetto preliminare marocchino d'autonomia, e ciò, durante il resto dell'anno 2006.

Questo, oltre al lancio di una compagna diplomatica e mediatica di grande portata.

Inoltre, quando la sua maestà Roi Mohammed VI ha approvato il progetto finale riguardante l'autonomia nelle province del sud, abbiamo preso parte all'importante compagna, intrapresa altrettanto sul piano nazionale che internazionale, in attesa di presentare il progetto marocchino al mondo intero.

Infatti, dice progetto è stato in gran parte salutato e favorevolmente è stato accolto come base di una reale soluzione a questo conflitto, dalla maggior parte dei paesi dei cinque continenti.

 Dopo le reazioni favorevoli suscitate dal progetto presso la Comunità internazionale, il Marocco ha presentato al segretario generale delle Nazioni Unite la sua iniziativa datato 11 aprile 2007.

 Successivamente, il Consiglio di sicurezza ha adottato la risoluzione 1754 nella quale saluta gli sforzi credibili, seri ed importanti fatti dal Marocco nel quadro di quest'iniziativa.

Questa risoluzione ha anche posto le basi di un nuovo approccio che riguarda l'elaborazione di una soluzione definitiva a questa vertenza, un approccio facendo tabula rasa di tutte quelle precedenti, sprovvista di realismo e quelle che si basano su piani sterili.

 La risoluzione ha ribadito che intraprendere negoziati basati sulla buona fede è la sola via per raggiungere una soluzione definitiva a questo conflitto che è tanto durato.

Consideriamo, giusti, che la risoluzione 1754, fondatrice di un nuovo processo di regolamento, costituisce una nuova partenza in grado di favorire una soluzione definitiva a questa vertenza, a condizione, certamente, che le altre parti diano prova in buona fede.

Così, e su questa base, il primo round di negoziati è stato effettivamente tenuto i 18 e 19 giugno 2007 a Manhasset, agli Stati Uniti.

Lo stesso posto ha visto lo svolgimento del secondo round tenuto il 10 agosto 2007, cosa che annuncia i colori di un'intesa eventuale tra le varie parti al conflitto per arrivare ad una soluzione che soddisfa tutti.

Abbiamo lungamente discusso alla città di laâyoune, delle circostanze di questi negoziati e le acquisizioni realizzate dal Marocco attraverso dette i negoziati.

 Non siete senza sapere che questi negoziati hanno avuto per effetto di désarçonner il fronte Polisario e le parti che lo sostengono, per il fatto che costituiscono una rottura con gli approcci precedenti e che pongono le basi di un nuovo processo che si basa sulla risoluzione 1754 che le richieda parti ed ingiunge di organizzare negoziati che aprirebbero il cammino ad una soluzione politica definitiva, negoziata e soddisfacente per le due parti.

 Oltre alla risoluzione citata sopra, il Consiglio di sicurezza ha insistito, tramite la risoluzione 1783, sull'adozione dello stesso approccio che ha già realizzato per elaborare una soluzione definitiva a questo conflitto.

Ha anche ribadito la sua soddisfazione quanto alla credibilità e la sincerità dell'iniziativa marocchina, pur aggiungendo che i negoziati si svolgeranno su base degli sviluppi che hanno segnato l'anno 2006, cioè il progetto marocchino d'autonomia, l'unica proiezione registrata in ciò che riguarda questa cartella.

Tuttavia, come lo abbiamo già accennato, tuttavia per il conseguimento degli obiettivi della risoluzione 1783, che esprimono le aspirazioni della Comunità internazionale, egli occorre che tutte le parti diano prova in buona fede.


 Di conseguenza, ed allo scopo di esprimere la sua buona volontà, il nostro paese ha realizzato il Consiglio reale consultivo degli affari sahariani, che costituisce una passerella che garantisce la partecipazione diretta dei sahraouis nella costruzione del loro futuro.

Inoltre, il Marocco ha presentato il suo progetto d'autonomia come un attrezzo civilizzato per mettere un termine a questo conflitto, e ciò, sulla base del principio “vincitore-vincitoret„.

Del resto, questa buona fede che è quella del Marocco si riflette chiaramente nella sua disposizione da condurre negoziati diretti con il fronte Polisario per porre fine a questo problema, che è tanto durato, nel quadro della discussione, il negoziato e la conciliazione.

L'altra parte al conflitto, che è in realtà che la facciata avuto collegata d' una coalizione di molte parti aventi obiettivi incerti, mancanza sempre in buona fede, nonostante la sua approvazione delle nuove risoluzioni del Consiglio di sicurezza e delle procedure fondate sui negoziati diretti.

La controparte vive costantemente sulle vestigia del passato, e nutrite la speranza che un giorno potrà concretizzare il suo sogno ipotetico di organizzare un referendum che si basa sulla determinazione dell'identità elettori, un referendum irrealizzabile per ragioni oggettive che tutti conoscono, in particolare il fatto che i sahraouis si trovano ormai sui territori di molti paesi limitrofi, dietro frontiere ereditate del passato coloniale della regione.

Non è dunque affatto possibile organizzare un referendum basato sull'identità, in modo equo, libero e democratico, eccetto se le frontiere dei paesi interessati cambiano, cosa che è irrationnelle e non conforme alla legalità internazionale che insiste sul rispetto delle frontiere e dell'integrità territoriale di ogni paese.

Questo li spinge a credere che tali rivendicazioni (il referendum) sono soltanto la prova sull'assenza della buona fede alle altre parti, questo allora anche qu' sanno pertinentemente che i loro sogni sono irrealizzabili e peggiore ancora pregiudizievoli alla loro causa. Che la controparte si conserva semer il zizanie secessionista, molto ravageuse, poiché saranno i primi a gustare ai suoi affres.

Il entêtement delle altre parti da chiedere l' organizzazione del referendum, non è al nostro senso che un'altra prova della volontà di fare durare questo conflitto per ragioni tacite. Occorre ricordare che il fronte Polisario non è affatto un fronte democratico; del resto, non lo è mai stato. La ragione è che è fondato su un regime totalitario ed autocratico, avente come solo obiettivo lo stabilimento della sua egemonia sui cittadini ed il controllo dei loro fatti e gesti.

 Fino ad oggi, non si è potuto individuare un cambiamento qualunque nell'ambito del fronte come è il caso di molte organizzazioni simili esistenti nei quattro angoli del mondo. Un cambiamento verso il pluralismo, l' apertura, la trasparenza, la democratizzazione della gestione dei suoi organi e l'adozione di soluzioni negoziate e della riconciliazione nazionale.

Queste trasgressioni dei diritti hanno accompagnato il fronte Polisario fin dalla sua creazione e dall'esecuzione dal suo piano prémédité ed infernal che consiste nel creare campi sulle terre di Hammada. Un piano che ha permesso di comportare molti nostri sahraouis nella trappola tessuta dal 1975, su un fondo di menzogne e di pretese fallaci relative alla storia dello Sahara ed i suoi legami con il regno del Marocco ed agli altri argomenti che circondano questo conflitto.

 Tutti sanno qu' egli n' là ha avuto mai nella storia del regno una d'entità autonoma in questa regione, che i sahariani costituiscono una parte integrante del popolo marocchino, e che non sono stati affatto sottoposti a nessun'autorità altra soltanto quella dei sultani marocchini ai sensi della fedeltà incoronata.

Senza andare troppo lontano in l' storia, e precisamente appena dopo l'adesione del nostro paese all'indipendenza nel 1956, nessuno non contesta il fatto soltanto le prime delegazioni a avere prestato giuramento di nazionalità alla sua maestà il re Mohammed V, era veramente delegazioni delle tribù sahariane.


 Dopo quest'iniziativa storica intrapresa da sahariani considerevoli (delle tribù i da cui sono derivati dirigenti attuali del Front Polisario), l'Esercito di liberazione ha iniziato il suo recupero di queste regioni, aiutato in questi missioni dai cittadini sahraouis, uomini e donne confusi, venuti dalle varie regioni del Sahara.

 Così, i sahariani, attraverso la loro direzione delle unità dell'Esercito di liberazione (Caid Elmiya et Caid R'ha) e la loro implicazione come membri di quest'esercito, hanno dato prova di coraggio e di sacrificio al nome d'Allah della patria e del re.

 Del resto, le grandi battaglie che hanno consegnato come la battaglia di Dchira, di El Argoub e di Rghioua (situata vicino a Tifariti) ne testimoniano molto.

 E  egli  non aveva avuto una complicità tra le potenze coloniali nell'operazione conosciuta sotto il nome di scovolo, Sahara avrebbe potuto essere liberato dall'Esercito di liberazione alla fine degli anni 50 del secolo precedente.

In l' intervallo, tra la fine delle operazioni dell'Esercito di liberazione ed il recupero delle province del Sud nel 1975, il Marocco non si è cessato, un solo momento delle sue rivendicazioni, sopportato in questa ricerca dal popolo sahraoui.


 Ha perorato la sua causa in tutte le istituzioni internazionali, in particolare l'Organizzazione degli stati arabi, l' Organizzazione di l' Unione africana, l' Organizzazione degli stati non allineati, l' Organizzazione degli stati islamici, come pure le Nazioni Unite.

 Allora, il Marocco era solo e l'unico revendicatore del Sahara, visto che il conflitto esisteva tra lui e la Spagna, non soltanto per quanto riguarda le province di Seguia El-Hamra e del Oued Dahhab (Río de Oro), ma anche per quanto riguarda la liberazione delle città di Tarfaya e di Sidi Ifni recuperate rispettivamente nel 1958 ed in 1969 in seguito a negoziati che hanno risultato in un accordo tra il Marocco e la Spagna senza necessità nulla di nessun referendum.

Egli non è affatto stupefacente che il recupero del Sahara marocchino nel 1975 si sia svolto nello stesso modo pacifico. Non resta mentre le due zone franche occupate al nord del regno, per le quali i Marocchini hanno recentemente, affermato il loro attaccamento ed ha respinto ogni danno alla loro sensazione nazionale, e ciò, nell'attesa di un'eventuale soluzione negoziata.

Quando l'ora di liberazione ha suonato, i cittadini della regione hanno svolto un ruolo basilare nel completamento dell'integrità territoriale del Marocco, che partecipa pertanto al Marche Verte organizzata da fuoco la sua maestà il re Hassan II, per il quale i sahariani hanno rinnovato il giuramento di fedeltà incoronata prestato precedentemente, davanti a fuoco la sua maestà il re Mohammed V, dai loro antenati.

 Non è dunque permessi ha chiunque di alterare la storia o scrivere un'altra diversa da quella incisa nella memoria del tempo per i nostri genitori e nonni.

 Le tribù del Sahara scendono da stock marocchini. Hanno partecipato alla foggiatura della storia, lontana e vicina, del Marocco, I sahariani, tribù ed individui, hanno lasciato l' impressione della loro partecipazione in tutte le tappe della storia del Marocco, precoloniale, coloniali e post-coloniali.

 Di conseguenza, è inutile tentare un secessione qualunque, poiché nullo non può pretendere la sussistenza di una rottura storica tra il Marocco e suo Sahara.

 Infatti, esistono legami religiosi (fedeltà), legami umani (legami familiari), legami del djihad (resistenza e partecipazione alla causa nazionale), oltre a legami d'ordine economico, umano e commerciale.


 Per queste ragioni, è chiaro che la vertenza relativa al Sahara è una controversia fondata su pretesti fallaci; è il frutto di un conflitto fondato principalmente sulle vestigia della guerra fredda e delle convoitises occulti che non hanno alcuna relazione con Sahraouis, e la cui regione ha subisce le conseguenze. Riguardo alla solidità di questi legami che esistevano fin d'ora e continueranno a legare i sahraouis ed il re con il loro enracinement nei loro cuori e spiriti, tentativo nullo, indipendentemente dalla sua durata, non può influire né su l' unità né il legame di fedeltà.

Del resto, e come conferma, il popolo sahraoui ha presentato il suo giuramento di fedeltà alla sua maestà Roi Mohammed VI, e ciò, immediatamente dopo la sua instaurazione.

 Da quanto precede, ci rivolgiamo ai dirigenti del fronte Polisario per dire loro che è inutile mirare agli slogan e di sé testardaggine per ragioni irrazionali, tanto più che la storia vicina, di questo conflitto, è in grado di indurrle a trarre gli insegnamenti e le conclusioni che s' impongono.

C'è un bisogno urgente riflettere seriamente a cambiare il modo di pensare di questo gruppo, che si appende alle chimere ed il cui sogno non sarà mai concretizzato se dio lo vuole.

 È dunque venuto il momento per il fronte Polisario di rivedere i suoi calcoli e riconsiderare le sue priorità; deve sapere, tanto in qu' organizzazione, che il referendum basato su identità false non si renderà conto, che la separazione del Sahara del Marocco è una chimera e che l'estensione di questo conflitto è una perdita di tempo.

 È così tempo per i dirigenti di questo gruppo che sappiano che la presenza dei campi di Tindouf costituisce una catastrofe umanitaria, etica e sociale.

 


Non possiamo tollerare, sotto alcun pretesto, le ragioni per le quali persone sono state sequestrate a Tindouf in Algeria, dato che questi pretesti non si basano su alcuna base.

 Come non si può affatto accettare l'utilizzo di questi campi come un mezzo quémander aumône presso gli stranieri o anche come un fondo di commercio che tutto uno ciascuno può usare come carta vincente.

Le condizioni deplorevoli che imperversano nei campi di Tindouf, sono il risultato dei piani elaborati dal fronte Polisario.

 Il calvario che vivono i sahraouis marocchini sequestrati da più di un terzo di secolo, nei confronti della loro volontà ed in violazione grave dei diritti umani, è Polisario che è la causa.

La separazione e la deportazione delle famiglie, come pure la privazione della maggioranza dei prigionieri delle loro carte d'identità, tutto ciò non è diversa che l'opera del fronte Polisario.

 Infatti, questo fronte e le forze che lo tratta, motivati da considerazioni d'egemonia a scapito del popolo sahraoui sequestrato, come pure di un'amalgama di mercenari e di vittime delle catastrofi della regione del Sahel, hanno commesso un errore monumentale, e ciò, utilizzando degli abitanti del Hamada come carta politica.

 Carta indubbiamente perdente della quale profitto nullo non può essere tratto, e di cui li riflettiamo sugli abitanti erano nocivi.

 Il fronte Polisario ha dunque messo in pericolo le norme più elementari dei diritti dell'uomo, comunitari ed individuale, cioè il divieto di qualsiasi tentativo di ricongiungere la madre patria, e la perdita di un buon numero di sahraouis dei loro beni, o anche delle loro vite.

Invece, il Marocco ha concepito un nuovo approccio, coraggioso, coraggioso e suscettibile di mettere un termine a questa vertenza, un approccio fondato sulla riconciliazione, la responsabilità, la sepoltura delle vestigia del passato e l'apertura di una nuova pagina di conciliazione e di classe, che si sigillerà con l'approvazione del progetto marocchino d'autonomia.

 Così, è nell'interesse dei dirigenti del fronte Polisario, e del loro obbligo, di cogliere quest'occasione, poiché costituisce la sola ed unica uscita suscettibile di farli uscire da quest'imbarazzo, e di abbandonare la doppia lingua, l'ambivalenza e le chimere.

Questo se l'interesse dei sahariani e della regione loro tiene realmente a cuore e se sono capaci di avere la notizia di lezioni della storia.

Ma, questo può essere concretizzato soltanto facendo tabula rasa di ogni dittatura totalitaria ed adottando il cammino democratico avente come finalità il rispetto dei diritti dell'Uomo, dell'opinione e dell'opinione contraria.

 Infine, il fronte è destinato a cessare di utilizzare la situazione effrayante nei campi, come mezzo di pressione politico e d'arricchimento illecito a scapito dei sahariani sequestrati.

 Questo se Polisario è realmente principale delle sue decisioni. Siamo legittimati di dubitarne.

Come un'organizzazione, che si trova su un territorio straniero e finanziata con fondi stranieri, può usufruire della libertà di prendere tale decisione?

 Se c'è il caso, perché non prendere una decisione prudente che sarà a vantaggio del popolo sahraoui e riconoscere il progetto dell'autonomia come la soluzione tanto attesa dalla maggior parte dei sahariani?

 Se Polisario usufruisce della libertà di decisione, come lo pretende, perché non accettare l'autonomia, nel quadro della sovranità marocchina, che è la sola soluzione applicabile ed onorata allo stesso tempo.

 Abbiamo il diritto, di conseguenza, di dubitare del libero arbitro lasciato al Polisario.

Siamo convinti che la maggioranza dei sahariani, in particolare quelli vivo nei campi di Tindouf, sia persuasa che il progetto marocchino d'autonomia metta fine a loro supplice.

 Purtroppo, non possono affatto prendere parte a tale decisione poiché sono sequestrati. Segni avanti-corrente di divergenza profonda sono una realtà certa nell'ambito del fronte tra gli abitanti dei campi e la direzione, superata, installata di forza alla testa del Polisario.

Infatti, la maggioranza dei sequestrati ha ribadito la loro ferma intenzione di ricongiungere degnamente la madre patria, e ciò, per contribuire al processo di sviluppo economico, sociale, politico e culturale della regione e condurre una vita normale come cittadini.

I dirigenti del Polisario, continuano a sottrarsi alla loro responsabilità e ad evitare di prendere una decisione ferma anziché prendersi la loro responsabilità e provare la loro volontà di servire gli interessi dei sahraoui. Sono confrontati ormai ad un dilemma inestricabile:

- Sia l'alternativa onorata che garantisce al popolo sahraoui tutti i suoi diritti politici, economici, culturali e sociali, poiché gli garantisce ampie prerogative per gestire e democraticamente i suoi affari.

 Quest'alternativa sembra essere più adeguata, poiché conviene, da un lato, con gli scopi ed i principi della Comunità internazionale che ha sempre sostenuto ogni soluzione politica e pacifica, e d'altra parte, con le aspirazioni dei paesi del Magreb arabo da concepire una soluzione definitiva a questo conflitto che ha ostacolato la costruzione dell' Unione del Magreb arabo.

- Sia l'ostinazione del fronte da fare l'orecchio sordo, cosa che è sinonima di persistenza di questa situazione cahoteuse scaltramente voluta per rendere queste rivendicazioni fallaci legittime.

Quest'ordine del giorno implicito è il peccato originale sul quale il fronte Polisario si è basato, e che impedisce ai suoi dirigenti di elaborare decisioni indipendenti.

Tuttavia, il mondo, molto fortunatamente, è radicalmente cambiato ed i mass media hanno permesso a qualsiasi cittadino dove qu' sia di avere accesso alla verità; è diventato dunque impossibile ricorrere alle menzogne ed ai falso-scappatore.

A tal fine, ci abbiamo riunito oggi, la vigilia del rilancio del terzo round di negoziati che si svolgeranno durante la prima settimana del gennaio 2008 a Manhasset, per discutere della questione dell'autonomia, una soluzione definitiva per realizzare la riconciliazione ed il ritorno in qualsiasi dignità.

Speriamo dunque che il prossimo round sarà un'occasione per l' altra parte di dare prova in buona fede, una buona fede fondata sull'onestà ed il rispetto della volontà dei Sahariani di vivere nel quadro della sovranità del regno e della sua unità nazionale e sotto l'ordine della sua maestà Re Mohammed VI.

 Una buona fede suscettibile di porre fine alvicolo cieco attuale e di permettere di progredire verso una soluzione politica che garantirà una vita prosperosa per tutti gli abitanti di questa regione.

In questo contesto, e secondo la tradizione reale che raccomanda la coniugazione del progresso e della democrazia e dello sviluppo, la sua maestà Roi Mohammed VI ha ordinato che l'ordine del giorno di questa sessione riguarda anche una della questione legata allo sviluppo, cioè la questione del trasporto aereo e della rete stradale nelle province del sud.

 Questo è dovuto principalmente al ruolo basilare che svolge questo settore nell'apertura e lo sviluppo della regione del Sahara, come pure nell'incoraggiamento degli investimenti, della libera circolazione delle persone e dei capitali e degli scambi.

 Studieremo queste questioni senza dimenticare le acquisizioni realizzate e cercando di operare come Consiglio che usufruisce di forza di proposta e che esprime la volontà e le necessità dei sahariani.

 Cosi, tenuto conto del fatto che lo sviluppo ed il progresso del Sahara, inestricabilmente legato alla madre patria, non possono essere tributari delle manovre insidiose intraprese dalle altre parti, siamo convinti soltanto la costruzione del futuro prosperoso e sviluppato del Sahara, sul territorio collegato della nostra patria, dipende dalla nostra volontà.

CHE LA PACE SIA SU VOI  E  LA CLEMENZA DI DIO ED I SUOI BENIDIZIONI 

 

 

 

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